La 2021 e le nuove strategie di Argiano: la visione di Bernardino Sani
AskaNews
di admin Administrator  
il 01/12/2025

La 2021 e le nuove strategie di Argiano: la visione di Bernardino Sani

Milano, 1 dic. (askanews) – ‘In questi anni, complice il cambiamento climatico, il lavoro in vigna è sempre più importante. Quando si ha una pianta che riesce da sola ad autobilanciarsi e a mettersi in equilibrio con l’ambiente, e questo avviene solo quando hai radici che vanno in profondità, suoli aperti e ricchi di materia organica, lavorati bene in inverno con sovesci e tutto il resto, e una parete fogliare sana, puoi anche spingere la maturazione senza creare squilibri. Altrimenti tutte le criticità, che siano rese più basse, estati più calde o piogge molto forti, espongono subito la vite al rischio di perdere equilibrio, e il risultato è che un vino complesso come il Brunello non si può fare bene’. È da questa considerazione che l’enologo responsabile e Ceo Bernardino Sani, il protagonista del rilancio di Argiano, parte per raccontare ad askanews la fase attuale della Tenuta, il percorso intrapreso tra suolo, parcelle e cantina e le scelte produttive che hanno guidato l’annata 2021, millesimo in uscita nei primi mesi del 2026, al centro dell’anteprima ‘Benvenuto Brunello’ a Montalcino che si è conclusa nei giorni scorsi.

Argiano si distende lungo 125 ettari complessivi di cui una sessantina vitati (di cui circa 42 a Sangiovese) su un altipiano intorno ai 350 metri di altitudine che digrada dal versante Sud-Ovest di Montalcino, di cui è una delle realtà storiche, con una presenza documentata risalente al 1580 nella magnifica villa rinascimentale che ancora oggi ospita la Tenuta. Tenuta che è il risultato di un lungo e oneroso percorso di trasformazione avviato nel 2013, dopo che il banchiere brasiliano André Esteves (uno dei dieci uomini più ricchi del Sudamerica) rilevò la proprietà dalla contessa Noemi Marone Cinzano e dall’enologo Hans Vinding-Diers. Il radicale lavoro di recupero dell’intera struttura che versava in pessime condizioni, fu affidato a Sani che per rilanciarla partì dalla costruzione di una nuova cantina ipogea, certamente meno affascinante della fatiscente struttura storica ma molto più funzionale. Una scelta che rispecchiava l’idea di Sani di riportare l’azienda ad uno stile pulito, rigoroso e riconoscibile, per il quale fu decisiva anche la presenza dell’agronomo Francesco Monari. Conoscitore profondo dei suoli e delle parcelle, Monari ha mappato il vigneto con il sonar distinguendo le zone migliori per profondità delle radici e composizione dei terreni, dal calcare marino all’argilla. Così, dopo anni ai margini, nel 2021 è arrivata la scolta con i ‘Tre Bicchieri’ assegnati dal Gambero Rosso al ‘Vigna del Suolo 2015’ e poi nel 2023 con il ‘Brunello 2018’ giudicato ‘Miglior vino al mondo’ dall’influente rivista statunitense Wine Spectator. Da allora Argiano ha continua a crescere e migliorare, continuando ad investire sulla tutela della biodiversità, adottando pratiche di viticoltura organico-rigenerativa e una gestione più mirata delle parcelle considerate più vocate.

Il racconto dell’annata 2021 parte dalla gelata primaverile che ha inciso sulle rese e ha imposto un lavoro accurato sulla gestione delle vigne. ‘C’è stata una gelata forte in aprile che ha pesato molto sulla produzione’ ha spiegato il professionista senese classe 1980 ad askanews, ricordando che poi l’estate ha seguito un andamento regolare: ‘Giugno piovoso, luglio molto caldo e siccitoso, poi le piogge di fine agosto che hanno permesso una maturazione settembrina lunga’. Il risultato è un’uva con buona concentrazione e potenziale di invecchiamento. ‘Il punto era trovare l’equilibrio in vigna, perché il rischio di andare oltre c’era e oggi sono contento: credo che siamo riusciti a mantenere eleganza, con una bella salinità finale e assoluta pulizia aromatica. Nel complesso l’annata mi soddisfa’. Un buon millesimo dunque, destinato più di altri a farsi scoprire negli anni, nonostante una riduzione del 30%, che in termini di bottiglie significa per Argiano attestarsi intorno alle 115mila.

‘Anche in cantina ci siamo dovuti adattare al cambiamento climatico. Se prima, almeno a Montalcino e ad Argiano, si spingeva verso la concentrazione e l’affinamento, cioè si aiutava un vino che partiva tannico e un po’ esuberante ad arrotondarsi, adesso facciamo il lavoro opposto’ ha spiegato Sani, ad Argiano dal 2012, mettendo in luce che l’approccio attuale prevede estrazioni più leggere, maturazioni più lente e un uso diverso dei legni e delle masse durante l’affinamento. ‘Faccio un esempio: maturazioni in legni più grandi, in ambienti più riduttivi per rallentare il processo di maturazione, meno micro-ossigenazione e in fermentazione facciamo estrazioni molto minori rispetto a prima. Si preserva la freschezza del vino, perché l’uva parte già estremamente generosa di suo, quindi il lavoro in cantina deve essere l’opposto di ciò che viene già fatto in natura’.

La 2021 ha svolto fermentazione e malolattica in cemento, prima del passaggio in botte a gennaio. La ‘revisione’ ha riguardato anche il parco legni. ‘Abbiamo lavorato con due bottai, Garbellotto e Taransaud, per individuare i legni giusti per le nostre parcelle’ ha continuato, ricordando che ‘abbiamo micromappato tutti i nostri migliori vigneti e, in base ai suoli, in base all’esposizione, in base ai vigneti, abbiamo scelto i legni più giusti. Questa selezione dei legni è importantissima e cerchiamo di farla tutti gli anni’. Il discorso vira poi sul ‘Solengo’, la storica e pluripremiata reinterpretazione del taglio bordolese creata nel 1995 su impulso di Giacomo Tachis. Un supertuscan intenso e dal forte spirito identitario, a partire dal nome in dialetto toscano, che fa riferimento al ‘cinghiale solitario’. ‘E’ un vino con una grande storia perché ha un padre fondatore che è l’enologo che ha fatto, tra gli altri, Tignanello, Solaia e Sassicaia. Venne ad Argiano negli anni Novanta e noi oggi manteniamo orgogliosamente questa produzione’ ha dichiarato Sani, puntualizzando ‘che lo abbiamo adeguato ai tempi, perché il cambiamento climatico ha messo in seria difficoltà il Merlot e perché ci sembrava il caso di alleggerirlo un po’ stilisticamente. Nasceva, ed è stato per molto tempo, un vinone a base di Cabernet Sauvignon, molto Petit Verdot e molta barrique. L’ultima annata, la 2023, vede l’inserimento del Cabernet Franc al posto del Merlot, che già al naso dà complessità, freschezza, note più balsamiche, un pochino più erbacee ma in senso buono, insieme con una forte riduzione dell’affinamento in barrique nuova: 35-40% in barrique e poi botticelle. Questo – ha chiosato – permette di fare un vino forse più pronto da bere nell’immediato ma sempre con un grande potenziale di invecchiamento’.

Il Rosso di Montalcino, potenzialmente molto contemporaneo ma di cui è ancora difficile trovare una linea stilistica comune tra i produttori, è per Sani uno dei vini chiave per il futuro. ‘Secondo me Montalcino ha capito bene che è il momento del Rosso, un vino che in passato era generalmente considerato di Serie B e che oggi è alla ribalta perché, se fatto bene, è quello che ci consentirà di attirare il pubblico più giovane, di continuare a essere forti nella ristorazione anche nei momenti difficili, di avere più elasticità produttiva e di poter fare qualità anche quando l’annata non è da Brunello’ ha rimarcato ad askanews, non nascondendo che ‘il controllo della qualità è più difficile perché il Disciplinare è meno rigido e quindi è naturale trovare stili diversi, di certo il Rosso deve essere diverso dal Brunello: fresco, fruttato, pronto da bere, con buona acidità e poco legno’.

Sul fronte dei mercati, il Ceo non nasconde una fase complessa. ‘Consumi in calo, inflazione, dazi, dollaro debole, mercati esteri che non vanno tutti bene: serve ancor più qualità e serve una Denominazione unita, c’è bisogno di fare gruppo e di comunicarla bene. Alla fine il vino non è tantissimo e biusogna tenere la barra dritta, perché in questi momenti si rischia un po’ di più’. Per quanto riguarda la distribuzione del Brunello, Argiano rispecchia l’andamento generale della Denominazione: ‘L’80% è destinato all’export (di cui il 30% negli Usa) e il 20% resta in Italia’.

Sul futuro, Sani conferma la ferma volontà di conservare l’identità della Tenuta, senza escludere possibili, future, acquisizioni. ‘Ci guardiamo intorno, il proprietario è un grande appassionato ma se sarà, sarà qualcosa di veramente alto livello, che sia un’azienda o magari un vigneto particolare’. A completare il quadro c’è il nuovo rapporto con Sarzi Amadè, realtà con cui Argiano ha avviato una collaborazione per il mercato nazionale. La storica società milanese fondata nel 1966 da Nicola Sarzi Amadè, oggi guidata da Claudia e Alessandro Sarzi Amadè, opera da decenni nella distribuzione di vini e distillati in Italia mantenendo una struttura familiare che ha costruito nel tempo una rete solida tra ristorazione di alto livello, enoteche specializzate e hotellerie. Il catalogo, cresciuto negli anni con una selezione progressiva di cantine italiane e internazionali, si fonda su criteri di qualità, identità territoriale e continuità produttiva. Ogni nuova Cantina viene valutata sulla base del lavoro in vigna, della coerenza stilistica e della capacità di interpretare responsabilmente il proprio territorio, in un approccio che rifiuta logiche speculative e punta a collocare ogni etichetta nei contesti più adeguati per tipologia e mercato. L’inserimento di Argiano nella selezione si inserisce in questa visione, che considera il distributore un partner delle Cantine più che un semplice intermediario, con l’obiettivo di garantire un percorso di crescita solido e coerente nel tempo. (Alessandro Pestalozza)

[Enologo ne parla a askanews in occasione dell’accordo con Sarzi Amadè|PN_20251201_00010|gn00 nv03 sp33| https://askanews.it/wp-content/uploads/2025/12/20251201_100013_C8911808.jpg |01/12/2025 10:00:29|La 2021 e le nuove strategie di Argiano: la visione di Bernardino Sani|Vino|Cronaca, Agrifood]

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