Vulcano, vento e oceano: l’incanto dei bianchi di Antonio Macanita
AskaNews
di admin Administrator  
il 01/12/2025

Vulcano, vento e oceano: l’incanto dei bianchi di Antonio Macanita

Milano, 1 dic. (askanews) – Antonio Macanita, è uno dei protagonisti più autorevoli del rinnovamento del vino portoghese. Nato a Lisbona nel 1979, è enologo, ricercatore e fondatore di diversi progetti distribuiti tra isole e continente, dove negli ultimi anni ha riportato alla luce territori marginali, vitigni dimenticati e tecniche tradizionali che rischiavano di scomparire. Il suo lavoro sui vini bianchi rappresenta oggi una delle espressioni più moderne e meglio riuscite del Portogallo vitivinicolo, in grado di coniugare varietà autoctone rare da paesaggi spesso estremi, e una visione che tiene insieme artigianalità, memoria e futuro in diverse regioni profondamente diverse tra loro: tra queste l’arcipelago delle Azzorre e quello di Madera, a Pico e Porto Santo. Due isole che raccontano un approccio enologico fondato sulla resilienza, sulle fermentazioni spontanee e sulla ricerca agronomica, e uno stile incentrato sulla volontà di preservare l’identità geologica e culturale dei luoghi.

Il risultato è un mosaico di vini che restituisce una geografia sensoriale in cui oceano, roccia, vento e suolo diventano elementi narrativi oltre che produttivi, che si concretizzano in produzioni di poche migliaia, se non centinaia, di bottiglie. Un lavoro quasi artigianale, di fatica e precisione su piccolissime parcelle con rese minime, che giustifica il costo superiore alla media di queste etichette.

Sull’isola di Pico, seconda isola più grande delle Azzorre, patrimonio Unesco e la più vocata per il vino, Macanita con l’Azores Wine Company lavora dal 2010 in uno dei paesaggi viticoli più emblematici dell’Atlantico, su suoli basaltici lavici formatisi tra 500 e 2000 anni fa. Qui i vigneti, che hanno tra i 60 e gli 80 anni sono coltivati a qualche centinaio di metri dal mare, protetti da migliaia di muretti in basalto, costruiti nei secoli per riparare le piante dal vento e dalla salsedine. La varietà cardine è l’Arinto dos Acores, un vitigno endemico che ha origini distinte dall’Arinto continentale e che negli anni recenti è diventato una delle firme dell’enologo.

I vini che ne derivano sono pulitissimi, solari, minerali, salini, ricchi di iodio e grande acidità, di una tensione palpabile fin dal primo sorso che ti invita a proseguire calice dopo calice. Così è il gioiello agrumato “Arinto dos Azores D.O. Pico 2024”, vinificato a grappolo intero, con fermentazioni spontanee in acciaio e rovere francese e un affinamento di dieci mesi sulle fecce fini. Più ambiziosa, complessa e quindi meno spontanea e diretta, è la sua versione concepita con il metodo Solera, “Arinto dos Azores Solera D.O. Pico” tirato in appena duemila bottiglie, sempre da uve Arinto dos Azores in purezza e sempre con un alcol che si aggira intorno ai 12 gradi. Prezioso è il “Canada do Monte D.O. Pico 2021”, cuvée dominata dall’infallibile Arinto dos Açores (più del 95%), integrato da Verdelho e Alicante Branco. Pressatura diretta, fermentazione con lieviti indigeni e affinamento per 12 mesi fra acciaio inox e barriques di rovere francese di terzo passaggio, senza batonage. Ultimo vino di Pico assaggiato è il notevole “Vinha dos Utras Criacao Velha 1os Jeiroes” un “field blend” della vendemmia 2022 prodotto in circa 1.300 bottiglie, dominato dall’Arinto dos Açores (oltre il 95%), accompagnato da una piccola percentuale di varietà complementari presenti nella vigna: Verdelho, Boal-Malvasia Fina, Alicante Branco- Boal de Alicante. Prima pressatura (circa 70%) vinificata in acciaio inox in vasche orizzontali, la seconda con fermentazione in barrique di rovere francese di tre anni, senza batonnage, con affinamento per 12 mesi. Anche questo è un grande bianco di caratura internazionale: autentico e mai domo, restituisce una fotografia dell’isola, con il legno ben integrato e una volta di più ben calibrato, che ne smussa le asperità e ne facilita una beva che nasce già irresistibile.

Da citare anche i vini de La Companhia de Vinhos dos Profetas e dos Villoes, nata da una collaborazione tra Antonio Macanita e il ristoratore Nuno Faria, con l’obiettivo, ancora una volta, di recuperare vigne tradizionali e varietà locali questa volta nelle isole dell’arcipelago dominato da Madeira, tra cui c’è Porto Santo, dal 2020 “Riserva della Biosfera” Unesco. Tra lunghe e bellissime spiagge e scogliere a picco sul mare, Porto Santo è un’isola arida, modellata da un forte vento secco, caratterizzata da un clima mite tutto l’anno, dove le vigne a “rasteira” (bassissime) sopravvivono su suoli calcarei e gessosi formati da millenni di depositi marini tra le piante grasse che crescono spontanee. Qui Macanita lavora in particolare Caracol e Listrao, due varietà bianche locali tradizionali della Dop Madeirense, che danno vita, tra gli altri, al “Caracol dos Profetas”, al “Listrao dos Profetas” (entrambi in purezza) e al più strutturato “Crosta Calcaria Dos Profetas” (83% Listrao e 17% Caracol, prodotto in meno di mille bottiglie). Come accade anche ai “cugini” di Pico, si tratta di vini più da vigna (anche pre fillossera o reimpianti su radici antiche), che da cantina, vendemmiati a mano in cassette piccole, pressati con grappolo intero, fermentati con lieviti indigeni, senza solfiti prima della fermentazione che (insieme con l’affinamento) avviene in vasche d’acciaio orizzontali e poi in barrique francesi usate. Ottimi vini, una volta di più diretti e senza artifici, che si distinguono da quelli di Pico principalmente per i toni agrumati più maturi, erbe secche e pietra focaia, la maggiore struttura, un palato più corposo e stratificato, una persistenza più lunga e gessosa. Vini, come quelli di Pico, comunque sempre di grande freschezza energetica, dinamica e vibrante, acidi, salmastri e minerali (e per questo modernissimi), che rappresentano la firma di Macanita, apposta con grande eleganza nel rispetto del terroir oceanico del Portogallo.

A distribuire queste etichette in Italia è “La versione di Gunter”, e-commerce di vini rari e pregiati fondato da Edoardo Ligabue, che nasce dalla volontà di esplorare territori lontani e di dare spazio alle produzioni rare, di nicchia o poco conosciute, presentandole attraverso narrazioni che ricostruiscono e restituiscono il viaggio. Le etichette bianche di Macanita trovano in questo contesto uno spazio ideale, perché incarnano l’idea di ricerca, autenticità e novità oltre gli standard, che sono al centro del progetto di Ligabue. (Alessandro Pestalozza)

[Dalle Azzorre a Madeira, il terroir atlantico di Pico e Porto Santo|PN_20251201_00021|gn00 nv03 sp33| https://askanews.it/wp-content/uploads/2025/12/20251201_110031_9254956E.jpg |01/12/2025 11:00:38|Vulcano, vento e oceano: l’incanto dei bianchi di Antonio Macanita|Vino|Cronaca, Agrifood]

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