La “strategia” di Trump sull’Europa in declino imbarazza l’Ue
AskaNews
di admin Administrator  
il 06/12/2025

La “strategia” di Trump sull’Europa in declino imbarazza l’Ue

Roma, 6 dic. (askanews) – Il piano era chiaro a chiunque volesse vederlo: per gli Stati Uniti di Donald Trump l’Europa e le sue democrazie liberali non sono più un alleato, ma un “problema” da risolvere, con l’obiettivo di una “trumpizzazione” del Vecchio Continente, in cui un ruolo di primo piano viene riservato alla Russia. Niente di nuovo: gli atti del tycoon parlano chiaro e il suo vice J.D. Vance aveva già espresso il concetto nel famoso discorso tenuto nel febbraio scorso a Monaco, dove aveva teorizzato – tra le altre cose – “il ritiro dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali”.

L’idea dell’Amministrazione americana era quindi evidente, ma adesso è stata messa nero su bianco in un documento ufficiale pubblicato dalla Casa Bianca: la National Security Strategy. Nel documento si afferma che i funzionari americani sono “abituati a pensare ai problemi europei in termini di spesa militare insufficiente e stagnazione economica”, ma se “c’è del vero in questo”, il “vero problema” è la “prospettiva reale” della “cancellazione della civiltà” (“civilizational erasure”). E sono proprio “l’Unione europea” e “altri organismi transnazionali” coloro che “minano la libertà e la sovranità politica”, incoraggiano “le politiche migratorie che stanno trasformando il continente e creando conflitti”, attuano “la censura della libertà di parola e la repressione dell’opposizione politica, il crollo dei tassi di natalità e la perdita di identità nazionali e di fiducia in sé stessi”. Senti da che pulpito, si potrebbe obiettare: il presidente che invia l’esercito nelle città a guida democratica, maltratta (eufemismo) la stampa, fa dare la caccia ai migranti con metodi alquanto discutibili e li offende apertamente. Per Trump l’Europa deve rimanere europea, riacquistare la “sua autostima di civiltà” e abbandonare “la sua fallimentare attenzione al soffocamento normativo”. Dunque “la diplomazia americana dovrebbe continuare a sostenere la vera democrazia, la libertà di espressione e la celebrazione senza remore del carattere e della storia delle singole nazioni europee” adoperandosi per un “cambio di traiettoria” insieme ai “partiti patriottici europei” e ai partiti “allineati”. In altre parole, sfruttare le teste di ponte nel Vecchio Continente (Viktor Orban, Matteo Salvini, ma anche Giorgia Meloni) per rendere l’Ue più trumpiana, se non farla diventare un vero e proprio ‘protettorato’, che è quello che sembra emergere dal progetto.

Meloni – che del resto aveva apprezzato il discorso di Vance – non solo non vede nelle parole scritte nel Piano “un incrinarsi dei rapporti tra Usa e Ue”, ma, osserva, alcuni dei giudizi sulla politica europea, come sui migranti, “io li condivido”. Comunque, aggiunge, cercando di minimizzare, il documento “dice con toni più assertivi qualcosa che nel dibattito tra Usa e Ue va avanti da tempo: l’Europa deve capire che se vuole essere grande, deve essere capace di difendersi da sola. Quando appalti la sicurezza a un altro devi sapere c’è un prezzo da pagare”.

Dal documento emerge anche che ben più interesse – ma pure questa non è una novità – suscita in Trump la Russia, che nel disegno della Casa Bianca sembra avere un ruolo egemone sul Continente. “A seguito della guerra russa in Ucraina, le relazioni europee con la Russia sono ora profondamente indebolite e molti europei considerano la Russia una minaccia esistenziale. La gestione delle relazioni europee con la Russia richiederà un significativo impegno diplomatico da parte degli Stati Uniti, sia per ristabilire le condizioni di stabilità strategica in tutta l’area eurasiatica, sia per mitigare il rischio di conflitto tra la Russia e gli Stati europei”. E’ dunque “interesse fondamentale” degli Usa “negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina”, non solo per “impedire un’escalation o un’espansione indesiderata della guerra” e “consentire la ricostruzione post-ostilità dell’Ucraina”, ma anche per “ristabilire la stabilità strategica con la Russia”.

La divulgazione del documento, naturalmente, non può che creare imbarazzi nell’Ue. Nel briefing di venerdì 5, la portavoce della Commissione Paula Pinho è stata incalzata dai giornalisti. “Abbiamo saputo – ha detto – della pubblicazione di questo rapporto. Non abbiamo ancora avuto il tempo di esaminarlo, valutarlo, quindi non siamo ancora in grado di commentarlo. Lo esamineremo con interesse e saremo certamente in grado di prendere una posizione più dettagliata molto presto”. Una risposta evasiva, che non ha soddisfatto i giornalisti che hanno insistito: “Pensi che l’Unione Europea, come affermato in questo documento, sia un organismo che ha minato la libertà politica, la sovranità, le politiche migratorie e che stia ostacolando la libertà di parola in generale?”, le è stato chiesto. “Su questo punto specifico posso dirti assolutamente di no”, è stata la risposta di Pinho che ha poi ripreso: “Mi astengo dal commentare la strategia, perché hai fatto riferimento ad alcuni estratti della strategia, e voglio davvero evitare di entrare nei dettagli di singoli estratti. Dobbiamo comprendere il contenuto nel suo complesso, e non commentare singoli estratti. È un documento importante, ovviamente. Tradizionalmente, storicamente, negli ultimi decenni, la sicurezza nazionale degli Stati Uniti è stata strettamente legata anche alla sicurezza dell’Europa, il che spiega anche tutto il lavoro che stiamo svolgendo con gli Stati Uniti come nostro alleato e partner chiave, in particolare quando si tratta, ad esempio, della guerra in Ucraina, dove vediamo la necessità, l’assoluta necessità di cooperare, dove abbiamo insistito sull’importanza del nostro partenariato transatlantico”.

La pubblicazione del documento è arrivata in un giorno di particolare tensione tra Washington e Bruxelles per la decisione della Commissione europea di multare X per 120 milioni con l’accusa di mancato rispetto delle normative sulla trasparenza del Digital Services Act (Dsa) europeo, in particolare per opacità sulla pubblicità, il disegno potenzialmente ingannevole della spunta (badge) blu sulle utenze “certificate” e la mancanza di accesso pubblico ai dati per i ricercatori. La reazione americana è stata rabbiosa. “Non è solo un attacco a X, è un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane e al popolo americano da parte di governi stranieri. I giorni della censura degli americani online sono finiti”, ha attaccato – tra gli altri – il segretario di Stato Usa Marco Rubio. “Su questo argomento, abbiamo concordato di non essere d’accordo con il modo in cui alcuni negli Stati Uniti guardano alla nostra legislazione: non si tratta di censura, e lo abbiamo ripetuto più volte da questo podio”, ha ribattuto la Pinho.

Naturalmente, sul tema, anche Matteo Salvini ha voluto timbrare il cartellino: “La multa a X da parte di Bruxelles è un attacco alla libertà di espressione”, ha scritto sullo stesso social network.

Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

[Meloni (in parte) d’accordo con Usa, ad esempio sui migranti|PN_20251206_00062|nl50| https://askanews.it/wp-content/uploads/2025/12/20251206_173119_7821B9F6.jpg |06/12/2025 17:31:28|La “strategia” di Trump sull’Europa in declino imbarazza l’Ue|Usa-Ue|Politica, Europa Building]