Reporters Sans Frontieres: 67 giornalisti uccisi in un anno, il 43% da Israele
Roma, 9 dic. (askanews) – Dall’ultimo rapporto di Reporters Sans Frontières (Rsf) pubblicato il 1 dicembre 2024, 67 giornalisti sono stati uccisi a causa del loro lavoro e almeno il 79% di loro è stato vittima di forze armate o gruppi paramilitari (37 giornalisti) e di reti criminali (16 giornalisti).
“L’esercito israeliano è responsabile di oltre il 43%, quasi la metà, dei crimini commessi contro i giornalisti negli ultimi dodici mesi”, si legge nel rapporto di Rsf, in cui si ricorda che in totale, dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, nell’ottobre 2023, “l’esercito israeliano ha ucciso quasi 220 giornalisti, almeno 65 dei quali a causa del loro lavoro o mentre erano al lavoro”.
Nel suo rapporto, Rsf aggiunge che “il 2025 è stato l’anno più letale degli ultimi tre anni per i professionisti dell’informazione in Messico, e il Paese è il secondo più pericoloso al mondo per i giornalisti, con nove morti quest’anno”.
Altri quattro giornalisti sono morti in Sudan, dove è ancora in corso il conflitto tra esercito e forze paramilitari di supporto rapido. “Almeno due giornalisti sono morti dopo essere stati rapiti dalle Forze di Supporto Rapido”, ha precisato Rsf.
Solo due dei giornalisti uccisi negli ultimi 12 mesi sono morti fuori dal loro Paese: il fotoreporter francese, Antoni Lallican, ucciso in un attacco di droni russi in Ucraina, e il giornalista salvadoregno Javier Hércules, ucciso in Honduras, dove viveva da più di dieci anni. “Tutti gli altri sono stati assassinati mentre lavoravano nel loro Paese”, ha rimarcato Rsf.
Al 1 dicembre 2025 risultano quindi 503 giornalisti detenuti in 47 paesi: “La più grande prigione al mondo per giornalisti è ancora la Cina (121), seguita dalla Russia (48) e poi dal Myanmar (47). Sotto la guida di Vladimir Putin, la Russia imprigiona più giornalisti stranieri di qualsiasi altro stato (26), seguita da Israele (20)”.
“Ecco dove porta l’odio per i giornalisti! Quest’anno ha portato alla morte di 67 giornalisti – non per caso, e non sono state vittime collaterali. Sono stati uccisi, presi di mira per il loro lavoro”, ha commentato il direttore generale di Rsf, Thibaut Bruttin, secondo cui “testimoni chiave della storia, i giornalisti sono gradualmente diventati vittime collaterali, testimoni oculari scomodi, merce di scambio, pedine in giochi diplomatici, uomini e donne da ‘eliminare’”.

