De Castro (Nomisma): cucina Unesco spinta per export agrifood
AskaNews
di admin Administrator  
il 10/12/2025

De Castro (Nomisma): cucina Unesco spinta per export agrifood

Roma, 10 dic. (askanews) – Oltre a “rafforzare l’identità culturale dei nostri prodotti”, l’entrata della cucina italiana nel patrimonio immateriale dell’Unesco “potrà giocare un ruolo fondamentale anche per promuovere le nostre eccellenze e per proteggere il cibo italiano dall’italian sounding che, sfruttando la reputazione del Made in Italy, oggi ci sottrae significative quote di mercato”. Così in una nota Paolo De Castro, presidente di Nomisma.

“L’industria agroalimentare italiana oggi si trova a operare in un contesto dominato da una grande incertezza, in cui i fattori di instabilità e complessità si sommano e si rafforzano tra loro. Il calo dei consumi sul mercato nazionale – ricorda – è compensato dalla costante crescita delle esportazioni, che hanno fatto segnare un aumento a valore del +5% nel primo semestre 2025 e che, secondo le previsioni di Nomisma, quest’anno per la prima volta supereranno i 70 miliardi di euro. Ma se la diversificazione dei mercati di destinazione rappresenta la principale strategia per creare nuove opportunità di sviluppo per l’intera filiera, va considerato che il commercio globale sta diventando meno fluido, condizionato anche dalle politiche doganali introdotte dall’Amministrazione USA”.

De Castro sottolinea però che le nostre esportazioni agroalimentari “beneficiano sia della presenza in molti paesi di ampie comunità di cittadini di origine italiana, che difficilmente rinunceranno a utilizzare prodotti e materie prime della nostra tradizione culinaria, sia di una diffusa rete di ristoranti italiani, che sono i primi ambasciatori del nostro food&beverage nel mondo. Alla luce di questo – aggiunge il presidente di Nomisma – risulta particolarmente importante il riconoscimento dell’Unesco alla cucina italiana patrimonio culturale dell’umanità”.

Un riconoscimento che riguarda l’intero sistema culinario italiano, “che si fonda non solo su una straordinaria varietà di prodotti apprezzati su scala globale, ma anche su un modello culturale che trova il suo fondamento nella diversità che caratterizza la nostra cucina, nel forte legame con i territori, nell’elevata sostenibilità delle nostre produzioni agricole, nella convivialità e socializzazione, nella trasmissione orale e pratica dei saperi e delle tecniche culinarie alle nuove generazioni”, conclude De Castro.

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