L’offensiva Usa contro l’Europa a difesa dei tecno-oligarchi. L’Ue condanna le restrizioni ai visti
Roma, 24 dic. (askanews) – Nessuno tocchi gli affari di Elon Musk e degli altri tecno-oligarchi americani: questo il messaggio arrivato dall’amministrazione Usa, dopo che ieri ha emesso divieti di concessione dei visti nei confronti di cinque esponenti europei, tra i quali l’ex commissario Ue Thierry Breton. Il segretario di Stato Usa Marco Rubio ha chiarito immediatamente che quella lista non è esaustiva e Washington è pronta ad allungarla ulteriormente.
“Per troppo tempo ideologi in Europa hanno guidato sforzi organizzati per costringere le piattaforme americane a punire punti di vista statunitensi che non condividono”, ha dichiarato Rubio (ovviamente su X). “L’amministrazione Trump non tollererà più questi atti di censura extraterritoriale”.
Il Dipartimento di Stato, ha aggiunto, “adotterà misure per vietare l’ingresso negli Stati uniti a figure di primo piano del complesso industriale globale della censura” ed è “pronto e disponibile ad ampliare l’elenco” qualora altri non facciano marcia indietro.
Le misure annunciate sono sanzioni legate ai visti e non prevedono, al momento, provvedimenti finanziari sul modello Magnitsky. “Il messaggio è chiaro: se passi la tua carriera a fomentare la censura del discorso americano, non sei il benvenuto sul suolo degli Stati uniti”, ha spiegato la sottosegretaria di Stato Sarah B. Rogers in una serie di dichiarazioni.
La sottosegretaria ha confermato l’inclusione di Breton tra i soggetti colpiti dalle sanzioni. “Abbiamo sanzionato Thierry Breton, uno dei principali artefici del Digital Services Act”, ha dichiarato Rogers su X. Secondo il Dipartimento di Stato, nell’agosto 2024, mentre ricopriva l’incarico di commissario europeo per il Mercato interno e i Servizi digitali, Breton avrebbe utilizzato il Dsa per “minacciare” Elon Musk in vista di una sua intervista in diretta con il presidente Trump. “Prima dell’intervista, Breton ha ricordato in modo esplicito a Musk gli obblighi legali di X e l’esistenza di ‘procedimenti formali’ in corso per presunte violazioni relative a contenuti illegali e disinformazione”, ha affermato Rogers.L’esponente dell’Amministrazione Trump ha inoltre segnalato Imran Ahmed, indicato come collaboratore chiave di iniziative volte a “strumentalizzare il governo contro cittadini americani”. Secondo la sottosegretaria, l’organizzazione da lui guidata, il Center for Countering Digital Hate, avrebbe promosso il cosiddetto rapporto sulla “disinformation dozen”, che sollecitava l’esclusione dalle piattaforme di dodici cittadini americani contrari ai vaccini, “incluso l’attuale segretario alla Sanità” Usa, Robert F. Kennedy. Rogers ha aggiunto che documenti interni trapelati mostrerebbero come tra le priorità del gruppo figurassero obiettivi come “eliminare X di Elon Musk” e “innescare azioni regolatorie dell’Unione europea e del Regno unito”.
Un altro nome citato è quello di Clare Melford, alla guida del Global Disinformation Index, un’organizzazione con sede nel Regno unito che monitora siti web per presunti contenuti di “disinformazione” e “incitamento all’odio”. Secondo Rogers, l’organizzazione avrebbe utilizzato fondi dei contribuenti statunitensi per incoraggiare la censura e il boicottaggio di voci e media americani, aderendo anche al codice di buone pratiche dell’Unione europea sulla disinformazione.
Sanzioni sono state annunciate anche contro Anna-Lena von Hodenberg, fondatrice e leader di HateAid, un’organizzazione tedesca nata dopo le elezioni federali del 2017. Rogers ha affermato che HateAid opera come “segnalatore fidato” ai sensi del Digital Services Act, svolgendo di fatto un ruolo di filtro e rimozione dei contenuti. Nella stessa cornice rientra Josephine Ballon, co-leader dell’organizzazione, accusata di segnalare “contenuti sgraditi” in tutta Europa nell’ambito del Dsa e di ricoprire incarichi consultivi in organismi tedeschi legati all’applicazione della normativa sui servizi digitali.
Rogers ha precisato che nessuno dei soggetti sanzionati è attualmente un funzionario in carica dell’Unione europea o del Regno unito, ma ha avvertito che “funzionari di governi stranieri stanno prendendo di mira attivamente gli Stati uniti”. Insomma, ha detto ancora la sottosegretaria, “la lista di oggi è illustrativa, non esaustiva”, richiamando le parole di Rubio: “Siamo pronti e disponibili ad ampliarla”.
La Commissione europea ha condannato oggi con fermezza la decisione degli Stati uniti di imporre restrizioni di viaggio a cinque cittadini europei, tra i quali l’ex commissario europeo Thierry Breton.
In una nota, Bruxelles sottolinea che “la libertà di espressione è un diritto fondamentale in Europa e un valore condiviso con gli Stati uniti in tutto il mondo democratico”. La Commissione ribadisce inoltre che “l’Unione europea è un mercato unico aperto e basato su regole, con il diritto sovrano di regolamentare le attività economiche in linea con i propri valori democratici e con gli impegni internazionali”. Secondo l’esecutivo Ue, “le nostre regole digitali garantiscono un ambiente sicuro, equo e condizioni di concorrenza paritarie per tutte le aziende, applicate in modo corretto e senza discriminazioni”.
La Commissione fa sapere di aver “chiesto chiarimenti alle autorità degli Stati uniti” e di restare impegnata nel dialogo. “Se necessario – conclude la nota – risponderemo in modo rapido e deciso per difendere la nostra autonomia regolatoria da misure ingiustificate”.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha bollato le restrizioni dei visti adottate dagli Stati uniti contro Thierry Breton e altri quattro cittadini europei come “atti di intimidazione”: “Queste misure costituiscono atti di intimidazione e di coercizione volti a minare la sovranità digitale europea”, ha scritto Macron su X, sottolineando che “le normative digitali dell’Unione europea sono state adottate attraverso un processo democratico e sovrano dal Parlamento europeo e dal Consiglio”.
