Omicidio Tealdi: Cuevas tenta di dimostrare la sua estraneità
Tornano in aula i due dominicani accusati (e condannati all’ergastolo in primo grado) dell’omicidio di Armando Tealdi, il pizzaiolo braidese di 41 anni residente a Fénis (in foto) torturato e ucciso all’alba del 27 dicembre 2009. Giovedì prossimo, 6 ottobre, in aula, a Torino, sarà proiettato il filmato della ricostruzione che gli esperti nominati dalla Corte d’Appello (l’esperto in multimedialità Giuseppe Gagliano e il cronometrista Salvatore Musino) hanno realizzato a fine giugno a Fénis, nel tentativo di riproporre con certosina precisione i fatti di quelle drammatiche ore; gli esperti fecero un paio di sopralluoghi, uno anche in notturna, utilizzando un mini elicottero telecomandato. In primo grado, i dominicani Cristian Candelario Abreu, 33 anni e Victor Seijas Cuevas, 24 anni furono condannati all’ergastolo dal tribunale di Aosta; in appello però, le carte sono state rimescolate dopo la confessione di Abreu che, in occasione di una visita alla casa circondariale di Brissogne del vescovo Monsignor Anfossi, si è assunto la totale responsabilità dell’omicidio.
Dopo l’istanza dell’avvocato di Cuevas, Filippo Amoroso del foro di Milano, i giudici della Corte d’Appello hanno ordinato una perizia per stabilire l’ora in cui Victor Cuevas è uscito dalla casa dello sfortunato pizzaiolo e, dopo essersi impossessato della sua Skoda Fabia blu, si è allontanato.
L’esito della perizia sarà confrontato con le immagini acquisite tra le 2 e le 6 del 27 dicembre, grazie alla telecamera del vicino Bancomat. L’avvocato Amoroso punta a dimostrare che il suo assistito abbia sì preso parte alla rapina ai danni di Tealdi ma non all’omicidio dello stesso; per avvalorare la confessione di Abreu, la difesa di Sejas Cuevas dovrà dimostrare che il giovane sia uscito di casa intorno alle 5, ora nella quale, con ogni probabilità, Tealdi era ancora vivo.