Difesa Rollandin: «Nessuna svendita della pubblica funzione agli interessi privati»
I legali hanno chiesto l'assoluzione «perché il fatto non sussiste».
Nella giornata di oggi, mercoledì 13 marzo, la difesa di Augusto Rollandin (avvocato Giorgio Piazzese e Carlo Federico Grosso) ha esposto la propria arringa difensiva in relazione al processo (rito abbreviato) che vede come principali imputati Rollandin, l’imprenditore Gerardo Cuomo e l’ex dirigente di Finaosta, nonché consigliere delegato del Forte di Bard, Gabriele Accornero.
L’arringa
«Abbiamo chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste» ha spiegato l’avvocato Piazzese all’uscita dal Tribunale dopo almeno 5 ore di arringa. Intorno alle 17, sulla soglia del Palazzo di giustizia era apparso Augusto Rollandin e, qualche minuto dopo, è uscito il suo team di legali. Piazzese ha precisato: «Nell’arringa abbiamo sostenuto che non c’è mai stato, da parte di Rollandin, nessun compimento di atti che abbiano comportato una vendita o meglio una svendita della pubblica funzione agli interessi privati. Tutto è sempre stato preordinato al raggiungimento del bene primario, che ogni politico deve perseguire, che è l’interesse pubblico alla valorizzazione del patrimonio economico della Regione Valle d’Aosta».
Il “presunto” comizio elettorale
Sollecitato dalle domande dei cronisti, Piazzese ha parlato del presunto comizio elettorale che avrebbe avuto luogo all’interno dell’azienda di Cuomo. Secondo la tesi difensiva, si tratta di «una legittima, sacrosanta, attività politica, che si è sempre fatta al nord come al sud a sinistra come a destra, nella storia repubblicana». Il legale, presumibilmente facendo riferimento al comportamento del vice premier Matteo Salvini, ha aggiunto: «Un uomo politico, che fa politica, non cinguetta su Twitter e non posta la fotografia, con lo smile che ride, dell’arancino a due ore dal sisma di Catania come fanno certi politici di oggi. Il politico che sia degno di questo nome si confronta con l’elettorato, si confronta con il pubblico, si apre al contraddittorio e va a parlare nei luoghi in cui la gente lavora, produce, soffre; nelle scuole, nelle aziende e negli ospedali. Questo fa un politico, e questo ha fatto Rollandin». Per l’avvocato si tratta «dell’attività di un politico che si apre al contraddittorio e al confronto, non soltanto in un incontro autoreferenziale con il propri sostenitori, ma anche con dei soggetti che non l’avrebbero votato perché interessati ad altri schieramenti». Secondo l’accusa (pm Luca Ceccanti), invece, Rollandin nel 2013 avrebbe favorito l’espansione del Caseificio valdostano di Cuomo nel capannone di una partecipata, ricevendo appoggio elettorale (anche un comizio in azienda).
L’accusa e le richieste di condanna del pm
I reati contestati dalla Procura, a vario titolo, sono: corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, concorso in corruzione continuata per plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio e peculato. Durante l’udienza di fine febbraio, al termine di una lunga requisitoria, il pm ha chiesto 6 anni di reclusione per Rollandin e Cuomo. Per quanto riguardala situazione di Accornero, la richiesta del pm è stata di 6 anni e 6 mesi. Nel processo vi sono altri quattro imputati e, nei loro confronti, le richieste di condanna formulate da Ceccanti sono: 3 anni per Simone D’Anello; 2 anni e 10 mesi per Salvatore D’Anello; 1 anno e 4 mesi per Davide Bochet; 6 mesi per Francesco Maruca.
(f.d.)