‘ndrangheta: la Regione si costituisce parte civile in Altanum
Il processo di Reggio Calabria, che vede 18 imputati accusati a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e omicidio nasce dall'inchiesta della DDA reggina
‘ndrangheta, la Regione Autonoma Valle d’Aosta si è costituita parte civile nel processo Altanum.
La decisione è stata approvata giovedì mattina dalla giunta regionale, che ha deliberato la costituzione di parte civile, quale persona offesa, nel procedimento penale, cominciato il 12 febbraio, con la prima udienza preliminare dinanzi al tribunale di Reggio Calabria.
La difesa dell’ente è stata affidata all’avvocatura interna.
Gli imputati
L’inchiesta, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia reggina, vede 18 imputati. Sono accusati accusati a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e omicidio e il 17 luglio dello scorso anno aveva fatto scattare l’arresto di tredici persone, tra Calabria, provincia di Bologna e Valle d’Aosta.
Tra questi erano finiti in carcere Roberto Raffa (classe 1975, residente ad Aosta), Vincenzo Raso (classe 1953, residente ad Aosta) e Vincenzo Raffa (classe 1976, residente a San Giorgio Morgeto).
Il processo
Nel corso dell’indagine, gli inquirenti avevano acceso i fari su una fase di contrapposizione tra il Locale di San Giorgio Morgeto e la cosca Facchineri.
Nel dettaglio, le due fazioni si sarebbero scontrate anche al fine di mantenere o conquistare il controllo sul territorio valdostano.
Nella prima udienza, davanti al gup Filippo Aragona sono comparsi i difensori dei 18 imputati – molti dei quali accusati di associazione mafiosa -, mentre la pubblica accusa è rappresentata dal pm Gianluca Gelso.
L’inchiesta
Nell’ordinanza firmata dal gip Valentina Fabiani a luglio, veniva fornita un’inedita analisi dei fatti relativi a due episodi di tentata estorsione ai danni di due imprenditori valdostani di origine calabrese.
La nuova inchiesta, infatti, aveva «consentito una più approfondita chiave di lettura della vicenda estorsiva – avevano comunicato gli inquirenti a luglio -, collocandola in un contesto di associazione mafiosa e volta da una parte a ottenere risorse economiche per perseguire le finalità della cosca (Facchineri ndr) e dall’altra a ribadire che, pur operando in altra regione d’Italia, le attività economiche condotte da soggetti originari del reggino devono dare conto alla famiglia mafiosa dominante».
Episodi estorsivi
E proprio per i due episodi estorsivi, sarebbero nati forti contrasti tra alcuni componenti del Locale di San Giorgio e i Facchineri.
Per gli inquirenti, l’omicidio di Salvatore Raso (ucciso nel 2011 a San Giorgio Morgeto con 10 colpi di “pallettoni”) rientrerebbe nel contesto di tale faida e avrebbe avuto il duplice scopo di portare a buon esito l’azione estorsiva da parte dei Facchineri, ma soprattutto di ribadire e confermare il proprio dominio nel comune sangiorgese e riprendere quello in Valle d’Aosta.
Le carte
Ma nelle carte della DDA di Reggio Calabria c’erano finiti anche Michele Fonte, Veronica Fonte e Gianluca Cammareri; secondo la Procura antimafia calabrese, i tre si sarebbero associati tra loro al fine di trafficare droga tra la Calabria e la Valle d’Aosta.
(re.newsvda.it)