Gioielli, la montagna ispira Armaù di Martina Dondeynaz
Dagli studi all'Institut Agricole all'Accademia delle arti orafe di Roma, la storia della linea di gioielli della giovane di Brusson che prende il nome da un fiore, il ranuncolo
Gioielli, la montagna ispira Armaù di Martina Dondeynaz.
Dagli studi all’Institut Agricole all’Accademia delle arti orafe di Roma, la storia della linea di gioielli della giovane di Brusson che prende il nome da un fiore, il ranuncolo.
La storia di Martina
Il ranuncolo è un piccolo fiore giallo presente praticamente ovunque all’interno della nostra regione, dai prati della bassa valle alle praterie in alta quota. Ranuncolo nel patois di Brusson è l’Armaù e oltre a indicare un fiore, adesso è diventato anche una linea di gioielli: Armaù handmade jewelry.
La sua creatrice è la giovanissima Martina Dondeynaz, 22 anni, di Brusson appunto.
«Mi è sempre piaciuto divertirmi con la bigiotteria. Da piccola era un gioco, toglievo o aggiungevo pezzi, trigavo. Poi dopo il diploma all’Institut Agricole ho scoperto che a Roma esiste un’Accademia delle arti orafe. Mi è sembrata un’opportunità interessante e cosi ho intrapreso due anni di studi in oreficeria e micro modellazione della cera».
La linea Armaù handmade jewelry
L’esperienza romana fa venire voglia a Martina di creare qualcosa che racconti la sua amata Valle d’Aosta e così nasce una linea di gioielli in bronzo tutta a tema locale: dai braccialetti con le stelle alpine agli orecchini con i profili delle montagne. Si parte dalla lavorazione della cera per creare un modello che andrà poi spedito in fonderia.
Lì il modello verrà trasformato in un calco di gesso e riempito di bronzo. A quel punto Martina si occupa di ritoccare e definire l’oggetto fino a farlo diventare un pezzo unico da indossare.
L’ispirazione della montagna
«La mia fonte d’ispirazione è la Valle d’Aosta, soprattutto dal punto di vista naturalistico ma anche di quello delle tradizioni. La mia idea è raccontare la montagna in tutto il suo fascino, non solo vette ma anche fiori, esperienze, emozioni… Ad esempio ho realizzato dei monili che rappresentano la Bataille des reines o le maschera del carnevale della Coumba».
A volte, invece, l’ispirazione arriva durante la creazione ma «il bello di lavorare la cera è che non è mai qualcosa di definitivo. Posso apportare modifiche in qualsiasi momento».
Il prodotto finito, invece, è in bronzo, un materiale tutt’altro che plasmabile. «Ho studiato come orafa e produco gioielli in bronzo. Sembra un controsenso ma la verità è che il bronzo è proprio il materiale che cerco. I miei gioielli sono rustici, pensati per non essere mai tolti, neanche durante un’arrampicata in montagna. Il bronzo è cosi resistente da essere perfetto per questo scopo. Dovessi iniziare a usare l’argento o l’oro dovrei pensare a delle creazioni diverse».
Nelle creazioni di Martina c’è, infine, anche un terzo materiale: piccoli quarzi grezzi che trova nel bosco sopra casa «Vivendo nei pressi della miniera di Bechaz, ho sempre raccolto i quarzi trovati nel bosco. Ci tenevo a racchiuderli in qualche mia creazione».
Il futuro
Per ora, il laboratorio di Armaù è una stanza di casa sua adibita a atelier domestico. Il bronzo, in effetti, è un materiale che non richiede grande precauzioni a differenza dell’oro o altri materiali preziosi per i quali è necessario un vero e proprio laboratorio – caveau con norme di sicurezza e porte blindate. «Pian piano mi sto creando un lavoro con questa mia passione. Al momento sta andando bene, anche se non è ancora sufficiente. Devo dire, però, che d’estate mi piace lavorare nei rifugi e anche se la mia linea di gioielli dovesse crescere vorrei comunque mantenere questa abitudine di passare la stagione estiva in quota».
Mercatino online domenica 13 dicembre
Il sogno è partecipare alla Fiera di Sant’Orso un giorno, ma anche in epoca Covid, Martina non si arrende «Domenica 13 organizzerò un mercatino virtuale. Pubblicherò le mie creazioni sulle stories del mio profilo Instagram (armau_handmadejewelry, ndr), magari raccontando la storia dietro a ogni pezzo».
Una storia di sicuro di passione ma soprattutto di libertà «La gioielleria è stata solo un mezzo per esprimere il mio potenziale, per far uscire ciò che avevo dentro».
(deborah bionaz)