Monterosaski, Munari: «In Consiglio regionale dette falsità»
POLITICA & ECONOMIA
di Erika David  
il 03/05/2019

Monterosaski, Munari: «In Consiglio regionale dette falsità»

Audizione fiume in IV Commissione del presidente di Monterosaski, richiesta dallo stesso Giorgio Munari: «società taglieggiata dai privati»

Monterosaski, Giorgio Munari accusa: «In Consiglio regionale sono state dette falsità».

Il presidente del Cda della società di impianti a fune spiega così la richiesta di audizione dalla IV commissione “Sviluppo economico”, «sono state dette e scritte cose false sia sull’ordine del giorno approvato, sia nei vari interventi e a me ha dato fastidio».

Alla seduta, diffusa in diretta streaming per richiesta dello stesso Munari, hanno partecipato anche i consiglieri del Cda Paola Thedy (Gressoney-Saint-Jean), Renata Vicquery (Brusson), Alessandro Girod (Gressoney-La Trinité) e Alessandro Glarey (Champorcher).

Munari si toglie qualche sassolino e smonta l’ordine del giorno approvato in Consiglio regionale che chiede un cambio dei vertici della società.

Le falsità, secondo il presidente, riguardano i 9,5 milioni di investimento di cui «non ho traccia», un eventuale piano B «cosa si intende? Riteniamo che un indebitamento non sia opportuno», il risarcimento dei proprietari dei terreni in base alla sentenza del Consiglio di Stato «sfido chiunque a trovare un punto in cui si dice che dobbiamo pagare i proprietari», le assunzioni con la stabilizzazione del personale «fatte all’insegna della trasparenza, sulla base di leggi dello Stato e regolamenti della società».

Monterosa taglieggiata dai privati

Durante la discussione il presidente Munari ha evidenziato come al momento dell’insediamento siano emersi contratti alquanto discutibili. «Ci sono persone che davano alla società la gratuità del passaggio (con le piste da sci o i tubi per l’impianto di innevamento, ndr), altri che pretendevano cifre esorbitanti».

Tra gli esempi citati  18 mila euro e 8 skipass stagionali gratuiti per 100 metri quadri di terreno, a fronte di 53 euro una tantum calcolato dal parametro regionale; 24 skipass gratuiti e 200 chili di fontina anziché gli 858 euro dovuti,  100 milioni di lire concessi nel 1991 o, ancora, di 10 mila euro l’anno dal 1992 al 2014.

A questo, ha ricordato Munari, si aggiungevano gli skipass gratuiti rivenduti sul mercato, magari con pacchetti per l’affitto di un appartamento con lo stagionale compreso.

«Monterosa era partecipe di un mercato, a mio avviso, non proprio legale a cui abbiamo deciso di porre fine al nostro insediamento prima di creare un danno erariale» ha precisato il presidente. Alla base dell’intervento del Cda, secondo Munari «l’equità di trattamento per tutti, anche per chi non prendeva nulla».

(erika david)

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