Slitta la decisione sulla convalida del maxi-sequestro di beni riconducibili a Giuseppe Nirta
Bisognerà aspettare ancora qualche giorno prima di conoscere la pronuncia del Tribunale di Aosta sulla richiesta di convalida del sequestro anticipato dei beni appartenenti a Giuseppe Nirta, 60 anni di Quart, recluso alla casa circondariale di Bologna dove sconta una condanna a 7 anni e 8 mesi per traffico internazionale di stupefacenti. Il Tribunale di Aosta, infatti, questo pomeriggio si è riservato la decisione dopo oltre quattro ore di udienza a porte chiuse.
L’accusa, rappresentata dal pm Pasquale Longarini della Procura di Aosta e dai colleghi della Procura di Torino, Alberto Perduca e Giuseppe Riccaboni, ha chiesto il sequestro dei beni intestati a Giuseppe Nirta e ai suoi familiari: un conto corrente da 20 anni in Svizzera (circa un milione di euro), 16 immobili (tra cui quattro abitazioni) in Valle dAosta e Calabria (valutati 700.000 euro), altri conti correnti bancari, postali e una polizza assicurativa (20.000 euro) e due utilitarie. In particolare, i pm hanno sottolineato come nella sede odierna, al contrario di quanto richiesto dalla difesa, non ci fosse lo spazio per verificare puntualmente la provenienza di ciascun bene, che verrà quindi appurata in una successiva udienza.
Giuseppe Nirta, presente in aula, ha ricostruito la sua vita lavorativa, “iniziata a 9 anni negli alpeggi”, ha spiegato la figlia Veronica, sottolineando come “avendo tanti fratelli, per lui la famiglia è stata un importante centro di spesa e di risparmio. Nel 1967 mio padre ha iniziato a lavorare come imbianchino e dal 1993 ha avuto un importante giro d’affari grazie alla sua ditta individuale”, ha spiegato ancora la figlia, presente in aula insieme alla sorella e ai due fratelli.
(patrick barmasse)