Cva, un tesoretto di 430 milioni a disposizione
Un ‘tesoretto’ da 430 milioni di euro: è la disponibilità finanziaria della Compagnia valdostana delle acque, secondo quanto riferito da Dino Viérin nella serata di ieri a Fénis al Comtes de Challant dove alcuni rappresentanti dell’Union valdôtaine progressiste hanno fatto il punto sull’attività della controllata i cui vertici, Riccardo Trisoldi e Paolo Giachino, hanno riferito alla quarta Commissione consiliare regionale Sviluppo economico.
«La Cva fa da banca alla Regione – ha sottolineato l’ex presidente, alludendo ai 50 milioni di euro investiti nell’operazione Casinò – mentre, con l’acquisizione delle centrali idroelettriche, noi avevamo l’obiettivo di rafforzare l’autonomia finanziaria della Regione». Nulla in contrario sul fatturato ma dall’Uvp arriva la richiesta di «utilizzare le risorse per lo sviluppo economico della Valle d’Aosta. Le risorse idriche vanno sfruttate per accrescere la competitività, attrarre le aziende e alleggerire le bollette energetiche», ha aggiunto l’ex presidente della Giunta. Niente neppure contro l’occupazione – 570 impiegati tra Cva, Deval e Vallenergie – «purché si torni ai bandi di concorso a evidenza pubblica per le assunzioni».
Non sono mancate le critiche alle forniture ‘cinesi’ – turbine e materiali che potrebbero avere problemi di certificazione verde – intermediate dalla Water Gen Power srl di Genova, l’azienda di Mario Bianchi con la quale la Cva ha realizzato pannelli fotovoltaici ad Alessandria e un parco eolico a Viterbo: due operazioni che non convincono il Leone dorato.
«Non vogliamo rompere il giocattolo, il nostro è un ruolo politico perché c’è la necessità che le partecipate siano una casa di vetro. Invece, le zone d’ombra restano. La Cva non è una mucca da mungere; è una gallina dalle uova d’oro che deve vivere in un ambiente sano e trasparente anche in vista delle scadenze delle concessioni – per Champagne 2 è nel 2015 – che fanno gola in Europa e c’è il rischio di perdere le nostre centrali idroelettriche», ha concluso Luciano Caveri.
(danila chenal)
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