Quarto governo Rollandin, adesso viene il bello
Con una settimana di ritardi rispetto alle previsioni della maggioranza regionale, il quarto governo Rollandin è stato eletto lunedì 8 luglio.
L’opposizione, alla quale si sono aggiunti i due consiglieri del Movimento 5 Stelle, ha cercato di rendere il più difficile possibile l’elezione, utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione, come precedentemente fatto per l’elezione della presidente del Consiglio, Emily Rini.
L’opposizione ha tentato di infilarsi nelle crepe della maggioranza, crepe evidenziate nella prima votazione Rini (16 sì e 2 astenuti), sottolineando a più riprese la fragilità di una maggioranza “che parte già male”, “con un candidato presidente indagato, che darebbe vita a un governo balneare”.
Nel giorno della verità, con Consiglio regionale convocato in seduta notturna per scongiurare il rischio di una sospensione dei lavori per “sopraggiunta oscurità” come avvenuto venerdì 5, sono proseguite le bordate della minoranza all’indirizzo di una sola persona, il candidato presidente Augusto Rollandin, con tanto di appello accorato di Laurent Viérin, leader Uvp, che invitava i colleghi della maggioranza a una sorta di ribellione nei confronti di chi, secondo lui, non garantisce trasparenza ed è interprete di un concetto vecchio della politica, oggi fatta di confronto.
Quando sembrava che i lavori potessero sì protrarsi fino a notte fonda (i consiglieri di minoranza hanno tutti utilizzato il secondo turno di intervento a loro disposizione, per la verità per ripetere gli stessi concetti già espressi) una decisa accelerata è stata data dopo che la maggioranza ha respinto un ordine del giorno nel quale si chiedeva che nessun consigliere regionale assumesse incarichi in giunta se coinvolto direttamente o indirettamente in indagini su criminalità di stampo mafioso. Evidente chi fosse il destinatario: Rollandin. La maggioranza ha fatto quadrato, respingendo il clima di inquisizione, e con 18 “no” ha respinto l’ordine del giorno. A quel punto per dar vita al quarto governo Rollandin era arrivato uno scivolo. Infatti, la stessa minoranza ha allentato la presa, probabilmente resasi conto di non avere i numeri – almeno in questa occasione – per far saltare il banco, dimostrando per la prima volta di poter avere qualche crepa anche lei, dato che nella votazione per l’elezione degli assessori sono spuntate due schede bianche. E se il M5S ha fatto subito sapere di non essere il “colpevole”, significa che anche nelle fila dell’opposizione ci sono stati due franchi tiratori, con i quali bisognerà fare i conti in futuro.
Già, il futuro. Fatto il governo, Rollandin sa che se vuole stare in piedi – dati i numeri così risicati – non deve sbagliare una mossa. Se il suo governo affronterà con decisione il tema del taglio dei costi della politica (con la conferma dell’ottavo assessorato per il momento non l’ha fatto), passando per la proposta di riduzione del numero dei consiglieri, dei provvedimenti per le famiglie in difficoltà, per il lavoro e il rilancio della Valle d’Aosta, allora potrà contare senza alcun dubbio anche sul voto, quantomeno, del M5S.
L’opposizione, per contro, organizzerà quanto prima un “governo ombra”, pronto a scendere in campo con un programma alternativo, pronto a sfruttare, per dirla con Patrizia Morelli “qualsiasi mal di pancia, anche vero, della maggioranza”. Una opposizione che cercherà continuamente di mettere in evidenza gli eventuali errori commessi dalla maggioranza, per capitalizzare al massimo i mal di pancia di qualche consigliere scontento.
Quanto durerà questo governo nessuno lo può dire. La legge regionale parla chiaro: la sfiducia al presidente è piuttosto facile da proporre, e con un sostanziale equilibrio in Consiglio (18-17) non è così impossibile che si verifichi in ribaltone.
Una cosa è certa: per evitare in futuro che si verifichi un’altra situazione come quella di oggi, tutta nuova per la Valle d’Aosta, va cambiata la legge regionale. Il primo punto è senza alcun dubbio l’elezione diretta del presidente della Regione, cosicché il più votato (con al massimo due preferenze) sarà il presidente della Regione. Ritengo necessario anche prevedere il limite dei mandati: due e poi via per sempre dal Consiglio. In questo modo avremmo un sicuro ricambio ed eviteremmo la professionalizzazione della politica.