Aggressioni verbali, fisiche e minacce: «valdostani, difendete il vostro pronto soccorso»
Un eloquente gesto ‘ti taglio la gola’, espressioni tipo ‘ti ammazzo’, ‘ti riempio di multe’ ma anche minacce di aggressione con le forbici, comportamenti violenti, appellativi volgari per dire prostituta, insulti di ogni genere, accuse di razzismo, accuse di rubare lo stipendio fino ai casi limite, come urinare contro il muro o masturbarsi sulla barella.
Non è un elenco di comportamenti beceri tout court ma è quanto succede al pronto soccorso dell’ospedale Parini al quale ogni giorno accedono 120/150 pazienti, che diventano anche 200 nei mesi estivi; come dire circa 50 mila persone ogni anno. Minacce, aggressioni e insulti che sono riservati agli ambulanzieri ed équipe del 118.
«C’è un acutizzarsi preoccupante di aggressioni fisiche, verbali e di minacce – ha spiegato il primario del Dipartimento Emergenza e Accettazione Massimo Pesenti Campagnoni – luglio e agosto sono mesi ‘caldi’, gli accessi al pronto soccorso aumentano, ma queste tensioni sono anche frutto della maggiore fragilità sociale in questo difficile momento socio-economico. Il pronto soccorso è un bene di tutti, che va difeso; non si possono tollerare certe condotte. Tutto e subito non è possibile, ci sono regole, leggi e procedure collaudate come il triage e l’assegnazione dei codici. Ma qui arriva di tutto, chiunque pensa di poter arrivare in pronto soccorso e ottenere ciò che vuole, in barba alle regole e soprattutto alle urgenze».
«Quando qualcuno di insulta, ti aggredisce, sminuisce o svilisce il tuo lavoro, gli strascichi si fanno sentire – spiega la responsabile professionale del Dipartimento Cristina Pivot – è brutto lavorare con la paura, sentendosi impotente, l’autostima precipita». Conferma Massimiliano Bich, rappresentante del personale amministrativo; «la parte amministrativa è slegata dall’urgenza dell’assistenza sanitaria ma è propedeutica a che questa sia al meglio – spiega – la richiesta di una firma per il trattamento dei dati personali ad esempio, scatena le reazioni esagitate dell’utente; ‘avete tutto sul computer perchè mi fa perdere tempo’, è una delle frasi che ci sentiamo dire più frequentemente. Il triage ha regole precise, non ci sono ‘favori o personalismi’, c’è una procedura da seguire e quella seguiamo. E in ogni caso, la sera, quando è finito il turno, uscire e guardarsi le spalle perchè al lavoro qualcuno ha minacciato di tagliarti la gola non è bello».
«Il pronto soccorso è un bene comune da difendere – ha ribadito il dottor Pesenti Campagnoni – è legittimo pretendere qualità dei servizi, professionalità, diligenza ma devono essere altrettanto condivise la difesa delle regole del vivere civile, la buona educazione, la solidarietà verso i pazienti più gravi e il fermo rifiuto degli atteggiamenti aggressivi e violenti».
Spesso, secondo quanto riferito da Cristina Pivot, sono i parenti o gli accompagnatori dei pazienti a inveire, spazientirsi, minacciare; «abbiamo fatto e continuiamo a frequentare corsi di formazione per migliorare la comunicazione, ma non basta».
Al Pronto Soccorso arriva chiunque e a qualsiasi ora; «abbiamo una media di accessi notturni altissima, oltre 20 utenti, «una percentuale altissima per motivi non urgenti tanto che solo il 17% viene ricoverato» – precisa il primario.
Colpa degli orari ‘scarni’ e poco elastici dei medici di base che fanno riversare le persone in Pronto Soccorso?
«No, nessun j’accuse verso i medici di base – spiega Pesenti Campagnoni – non stiamo qui a sindacare l’attività di colleghi o a metterci contro qualcun altro; si tratta di una questione di civiltà, di comprendere che questo è un bene comune ma che non può essere essere un porto di mare. Un po’ come succede per il servizio di nettezza urbana: c’è il servizio di nettezza urbano ma non è che le bucce di banana le butto per strada, tanto c’è chi le raccoglie».
Un appello accorato al senso di civiltà di chi frequenta il pronto soccorso. «Tutto e soprattutto subito non si può – ma in un clima sereno, di collaborazione e di rispetto, si lavora meglio».
Nella foto, a sinistra Massimo Pesenti Campagnoni; più a destra Massimiliano Bich e Cristina Pivot.
(cinzia timpano)