Cento anni fa, il primo aereo atterrò in Valle
L’avvenimento aeronautico dei primi due decenni in Valle d’ Aosta fu l’arrivo ad Aosta, l’ 11 febbraio 1914, del primo aereo. L’evento fu del tutto casuale, almeno alla luce dei documenti relativi, al tentativo di collegamento, via vetta del Monte Bianco, tra Ginevra e Torino. Era sì atteso con entusiasmo il passaggio del Déperdussin di Parmelin, ma il suo atterraggio non era previsto. Nel 1914, l’aeromobile ad ala fissa stava emergendo dalla sua fase pionieristica per divenire un prodotto industriale di alto livello tecnologico. In Europa, quasi tutti i record erano stati battuti: Sorvolo delle Alpi, volo verso l’Inghilterra attraverso la Manica, volo senza scalo Europa-Africa ecc. ecc … ormai erano storia. Unico ostacolo non ancora superato rimaneva il Monte Bianco, il “Tetto d’Europa”. Per tale impresa vi era l’attenzione di alcune testate giornalistiche svizzere che ne finanziarono la realizzazione. La sfida venne raccolta da un giovane svizzero, Aginor Parmelin, nato nel 1884 a Bursins nel Valais, che per superare la prova scelse il velivolo con le prestazioni più elevate del momento: il Déperdussin monococque. Detentore nel 1914 del record mondiale di altitudine e di velocita, é stato il primo aereo costruito con una struttura monoscocca. La sua formula costruttiva, sarà, il modello di riferimento, di quegli aerei che pochi mesi dopo si scontreranno nei cieli della prima guerra mondiale. Inoltre il Déperdussin, nella variante idro, aveva vinto una delle prime edizioni della famosissima “Coppa Schneider”.
Quello prescelto per l’impresa era un Déperdussin da 80 hp, con le ali leggermente maggiorate. Era stato inoltre dotato di alcuni particolari “ad hoc” per quella speciale mis- sione: un serbatoio maggiorato ed un serbatoio di ossigeno. L’impresa era stata decisa per il mese di febbraio 191 5 e sin dal 6, l’aereo ed il pilota erano in attesa presso l’aeroporto di Collex-Bossis di Ginevra, delle condizioni meteorolo- giche ideali. Il volo era stato molto ben preparato sia dal punto di vista logistico che della raccolta delle informazioni. Contatti telegrafici e/o telefonici erano stati predisposti con Torino e con alcuni centri posti sulla rotta di volo prevista. Parmelin poteva cosl conosce- re in tempi brevissimi l’evolversi delle condizioni meteorologiche su quasi tutto il territorio che avrebbe dovuto sorvolare. Il tempo fu per sette giorni proibitivo, ma almeno in una occasione la partenza fu rinviata all’ultimo minuto. Alle 10 di mercoledì 11 febbraio 1914, il “bollettino meteorologico personale di Parmelin” parla di bel tempo su tutta la Valle d’Aosta, foschia nella pianura padana e fitta nebbia attorno a Torino. Si decide di partire comunque. Il serbatoio del Déperdussin, viene riempito con 103 litri di benzina. che consentiranno circa 2 ore e trenta di autonomia, quantitativo più che sufficiente per raggiungere il capo- luogo piemontese. Viene anche controllato il piccolo serbatoio di ossigeno, cui il pilota potrà attingere tramite un tubo di gomma situato in cabina a partire dalla quota di 4300 metri sino a quando non riguadagnerà la quota di 2500 metri. Il piano di volo prevedeva il sorvolo del massiccio del Monte Bianco ad una quota di 5300 mt. Quindi una veloce discesa nella vallata centrale della Vallée e, dopo il supera- mento di Aosta, prosecuzione del volo a vista avendo quali riferimenti sino ad Ivrea la Dora Baltea ed altri punti orografici significativi, sino all’atterraggio a Torino. Per il giorno successivo era in previsione, dopo il rifornimento, il decollo per Milano.
n occasione di una esibizione aeronautica al termine della quale era programmato il rientro in Svizzera in giornata con il sorvolo del valico del Sempione. Alle 13,39, l’aereo decolla in direzione del Monte Bianco sorvolando il lago di Ginevra con un ampio cerchio per poter fare quota. Ma sentiamo come il pilota ginevrino racconta la sua avventura sul giornale di Aosta “La Doire”. “Dopo essermi portato in quota mi diressi in linea retta in direzione del Monte Bianco, di cui vedevo l’imponente piramide stagliarsi sull’azzurro cielo. Quando raggiunsi la quota di 1500 mt ebbi per alcuni momenti l’inquietudine di non poter portare a termine l’impresa, I’aereo erogava potenza in modo non regola- re ma dopo pochi istanti tutto si regolarizzò ed il motore rese per tutto il volo in modo meraviglioso. Risalii così la Vallée de I’Arve, ad una quota di 3000 metri.
Questo tratto dell’impresa fu molto difficoltoso a causa di un forte vento da Sud con- tro cui dovetti lottare; la deriva era molto forte e dovetti utilizzare una grande forza muscolare per mantenere il mio aereo in rotta. Poco a poco raggiunsi la quota di 5300 metri e mi diressi quindi direttamente contro la catena delle Alpi. Superai il Monte Bianco, esattamente sulla verticale del Dome du Gouter”. Stranamente alcuni resoconti giornalistici indicano il punto di sorvolo presso il Col du Bonhomme, in provenienza da St-Gervais “in quanto Chamonix non ne ha segna- lato il sorvolo”. Ma torniamo a Parmelin: “Il tempo era eccezionale. La visibilità perfetta. In lontananza, il fine ricamo delle montagne si disegnava da ogni parte. Scorsi, dall’altro lato della montagna, il piccolo villaggio di Courmayeur, nella cui direzione mi indirizzai subito, perdendo quota gradatamente”. Aosta era già in preallarme in quanto pochi minuti dopo l’apparizione del piccolo rumoroso puntino nel cielo della Valdigne, il telegrafo aveva avvisato Aosta dell’atteso evento, segnalando I’avvenuto sorvolo da parte dell’aereo svizzero alle ore 14 e 44. Undici minuti dopo l’aereo raggiunge Aosta, la sorvola a tutta velocità, quindi vira, alla ricerca di un luogo adatto all’atterraggio, ma leggiamo ancora il racconto del pioniere dell’aviazione. “Continuai quindi il mio volo in direzione di Aosta. Giunto nei pressi della città vidi un numeroso pubblico che mi indicava un luogo ove atterrare. Mi abbassai in spirale e ben presto presi contatto con il suolo”. E qui nasce un piccolo mistero, perché Parmelin decide di interrompere l’impresa? Le notizie meteorologiche preannunciate su Torino, confermate visivamente di perso- na, lo hanno convinto a fare una tappa in più? Forse teme che il vento contrario abbia causato un aumento imprevisto del consumo del carburante e che quindi il serbatoio di benzina sia sotto il livello ideale per raggiunge- re in sicurezza la meta finale?. Sono le ore 15.00 quando il suo aereo si posa nella zona di Mont-Fleury. A prima vista tutto sembra regolare. L’aereo purtroppo ha subito dei seri danni in fase di atterraggio. Il carrello e l’elica, a causa sia del terreno accidentato che del peso dell’aereo stesso, sono seriamente danneggiati. In particolare il carrello, come si vede dalle foto, ha ceduto in parte ed ha provocato un serio danno all’elica. Parmelin viene festeggiato calorosamente da tutta la popolazione di Aosta. Premiazioni e banchetti si susseguono, dopodiché il giovane pilota svizzero parte in treno per Torino e quindi per la Svizzera. Per ricambiare la popolazione della calorosa ospitalità, il pilota ginevrino, oltre ad un messaggio di ringraziamento pubblicato su alcuni giornali locali, dona al locale Club Alpino l’elica danneggiata nell’atterraggio. L’aereo ritornerà in Svizzera, smontato, su un vagone ferroviario.
(grazie a Roger Juglair per il contributo)
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