Rifugi, anche quelli non serviti da strade devono abbattere le barriere architettoniche
Una bella gatta da pelare per i gestori di rifugi e locali sulle piste da sci non raggiunti da strade.
Anche le loro strutture dovranno essere a norma e consentire l’accesso ai disabili abbattendo le barriere architettoniche.
Lo ha stabilito la Consulta che ha bocciato la normativa regionale volta a «evitare investimenti onerosi per strutture non raggiungibili da disabili» spiega il dirigente regionale Enrico Di Martino.
Questo perché l’attuazione dei diritti dei portatori di handicap, secondo i giudici, è di competenza statale.
La norma impugnata (articolo 26 della legge regionale 8/2013) nel giugno del 2013 dal presidente del Consiglio dei ministri esonerava queste strutture più isolate dalle disposizioni «in materia di eliminazione e di superamento delle barriere architettoniche». Secondo la sentenza della Consulta (numero 111 del 2014) la norma regionale «non è riconducibile alla materia del commercio, ma disciplina profili che attengono ai livelli essenziali delle prestazioni», violando «la potestà legislativa esclusiva statale» riguardo «all’attuazione dei diritti delle persone portatrici di handicap».
«Mi sembra molto strano che, anche strutture non raggiungibile da strade debbano adeguarsi e provvedere all’abbattimento delle barriere architettoniche – commenta Piergiorgio Barrel, presidente dell’associazione gestori di rifugi – saremmo gli unici in Italia ad avere una normativa così penalizzante. Non ero a conoscenza della decisione della Consulta, approfondirò la questione quanto prima».
In foto il rifugio Monzino
(erika david)