Reclusa in casa a causa delle barriere architettoniche
«Non abbiamo mai chiesto nulla a nessuno prima d’ora. Ce l’abbiamo sempre fatta da soli, ora la nostra richiesta è semplicemente quella di poter avere una casa adatta alle esigenze di mia moglie, nulla più. A dire la verità è da un anno che la stiamo chiedendo, a oggi dalle istituzioni non ci è giunta alcuna risposta». Se li ricorda bene, Mirko Benetti, aostano di 42 anni, le «sette rampe di scale che bisogna salire per accedere a casa nostra». Settantasette scalini da affrontare quotidianamente, trasportando di peso la moglie sia in uscita che in entrata.
Già, perché la moglie – Serena Genzoli, 33 anni appena compiuti – è costretta su una sedia a rotelle «dal luglio 2013».
Marito e moglie, che vivono con loro figlia in un appartamento al terzo piano di uno stabile nel centro di Villeneuve, senza ascensore né montascale, sono sotto sfratto dall’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, proprietario dell’immobile.
«Dopo che nel 2011 avevamo incontrato effettivamente qualche difficoltà nei pagamenti, ora questi si sono regolarizzati, stiamo corrispondendo canoni correnti e pregressi, oltre a spese legali», spiegano i coniugi.
Dal canto suo, il direttore dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, don Ivano Reboulaz, premettendo di non aver seguito personalmente il caso specifico, puntualizza: «Non siamo un istituto di beneficenza, ma un organismo che, così come esplicitato nella sua stessa denominazione, deve tendere al sostentamento del clero».
Maggiori dettagli sul numero di Gazzetta Matin in edicola lunedì 22 settembre 2014.
(pa.ba.)