Per una buona scuola
Oltre 18 mila studenti valdostani – dalla scuola dellinfanzia fino alle paritarie – tornano in classe. Lo fanno nellanno della riforma, accompagnata da almeno sei mesi di polemiche.
Docenti e sindacati hanno protestato (e continuano a farlo) contro la Buona Scuola, ma intanto il 97% degli stessi docenti ha accettato lassunzione a tempo indeterminato nonostante il rischio di trasferimento in altra regione. Scelta obbligata? Sì, al pari di quella del governo, invitato a più riprese dallUE a risolvere la piaga del precariato.
I problemi di insegnanti precari e sfiduciati si ripercuotono inevitabilmente sugli studenti. Lo dimostra il fatto che i nostri ragazzi occupano gli ultimi posti delle graduatorie mondiali per competenze in materie scientifiche e linguistiche.
Vogliamo tutti una buona scuola. Questa riforma, che ha la r minuscola, almeno smuove un po le acque, ma di fatto cè ancora molto da fare: è necessario svecchiare il sistema, quel sistema che per esempio si regge ancora sul voto.
A parer mio, il percorso formativo di uno studente non dovrebbe più essere bloccato, proprio come avviene nei Paesi del Nord Europa e anglosassoni.
Tutti gli alunni dovrebbero passare allanno successivo portandosi però dietro i debiti, nel senso che un 4 in matematica, per esempio, rimarrebbe tale perhé non interverrebbero più il voto di Consiglio o lesame di riparazione di fine estate, capaci di trasformare quel 4 in 6, molte volte solo perché non si può bocciare un ragazzo che ha una sola insufficienza (e perché il nostro sistema scolastico le insufficienze non le prevede proprio).
Il passaggio automatico allanno successivo avverrebbe con i voti realmente maturati. Per accedere alluniversità non sarebbero così più necessari né lesame di Stato né i tanto contestati test di ingresso: un debito di matematica, infatti, impedirebbe allo studente di iscriversi a ununiversità scientifica; un 5 in francese, inglese o tedesco negherebbero laccesso a una facoltà linguistica e così via.
Credo che questo potrebbe essere un modo per stimolare i ragazzi ed esaltarne capacità e meriti, ricordando che una società che pone le sue basi sulla meritocrazia allontana mediocrità, fragilità e corruzione.
Ritornando con i piedi per terra, mi aggrappo per il momento alle parole dellassessore regionale allIstruzione, Emily Rini, la quale annuncia di voler mantenere e valorizzare lalfabetizzazione bi-plurilingue nelle scuole dellinfanzia, favorire linsegnamento di discipline in lingua inglese con sistemi interattivi e potenziare lEsabac.
Con lautonomia che il protocollo siglato tra Miur e Regione ci garantisce, il potenziamento delle lingue deve essere solo un primo passo. Il sostegno convinto allalternanza scuola-lavoro, tra laltro codificata nel decreto Buona Scuola, il secondo.