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Tenta rapina di «una manciata di euro», condannato

Tenta rapina di «una manciata di euro», condannato

I fatti avvenuti la sera del 17 novembre 2014 nella zona delle slot al Master G di Aosta; sei mesi di reclusione inflitti al 23enne marocchino Lmahedi Bayadi

«Dammi i soldi o ti ammazzo». E’ la minaccia che, attorno alle 21 del 17 novembre 2014, il marocchino Lmahedi Bayadi, 23 anni, aveva rivolto a un altro avventore del locale Master G di corso Battaglione, ad Aosta, configurando così il reato di tentata rapina, per il quale questa mattina il giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Davide Paladino, l’ha condannato a sei mesi di reclusione e al pagamento di 150 euro di multa.
Già, perché una volta entrato nel locale, secondo quanto emerso dalle indagini, l’imputato si sarebbe avvicinato a un cliente abituale, «uno che non ha mai creato problemi, si beve una birra e ogni tanto gioca alle slot», ha riferito in aula il titolare del Master G. Dopo la minaccia, la vittima sarebbe stata «presa per il bavero», ha spiegato nel corso della sua requisitoria il sostituto procuratore Luca Ceccanti, che aveva chiesto la condanna del Bayadi a sei mesi di carcere e al pagamento di 150 euro di multa.
«Ero al piano di sopra, in cucina, il tutto è avvenuto al piano di sotto», ha tenuto a precisare il titolare del locale, che davanti al giudice ha comunque riferito della minaccia, secondo quanto confessatogli dal cliente abituale, che in quell’occasione alle slot aveva vinto «una manciata di euro al massimo».
Un paio di giorni dopo la Polizia entrò al Master G per raccogliere ulteriori informazioni sull’accaduto, e proprio in quel momento «fu sicuramente una coincidenza, ma nel mio locale entrò anche il ragazzo che minacciò il mio cliente, quindi lo segnalai agli agenti», ha raccontato ancora il testimone in aula.
Dal canto suo, il legale difensore di Lmahedi Bayadi, l’avvocato Corinne Margueret, nel chiedere in via principale l’assoluzione del suo assistito, ha insistito sul fatto che «non c’è stato alcun riconoscimento fotografico da parte della vittima» e che anzi «il tutto si è svolto al piano di sotto rispetto a dove stava lavorando il titolare» che poi indicò il presunto responsabile alle forze dell’ordine.
(pa.ba.)

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