Maltrattamento e uccisione di animali, ridimensionate le accuse ai due Chaussod
Ha patteggiato un’ammenda di 3.000 euro, convertita in 12 giorni di libertà controllata, Guido Chaussod, 61 anni, finito a processo con le accuse di macellazione clandestina, uccisione e maltrattamento di animali.
Chaussod, ex macellaio di Nus, era stato denunciato in concorso con la figlia Rita, 33 anni, dopo le violazioni messe a verbale nel novembre 2014 dagli agenti del Corpo forestale e dai veterinari dell’Azienda USL della Valle d’Aosta a seguito di un’ispezione eseguita nell’ambito di specifici controlli finalizzati alla repressione di illeciti in materia di produzioni agroalimentari, polizia veterinaria e maltrattamento di animali.
Guido Chaussod, così come la figlia Rita, è stato ritenuto responsabile soltanto dell’illecito smaltimento di rifiuti di origine animale, con la donna condannata a un’ammenda di 2.000 euro (pena sospesa).
Il vpo Sara Pezzetto – oltre alla conferma per Guido Chaussod della proposta di patteggiamento pari a due mesi e 20 giorni di reclusione, con sostituzione in libertà controllata – per Rita Chaussod (giudicata col rito abbreviato) aveva chiesto la condanna a sei mesi di reclusione.
La difesa di quest’ultima, rappresentata in aula dall’avvocato Stefano Moniotto, nella sua arringa ha insistito più volte sul fatto che «il solo dettaglio che la mia assistita risulti titolare dell’azienda agricola (con sede in frazione Plan Palet di Nus, ndr) non integra in alcun modo il concorso nel reato». Quindi ha aggiunto: «Magari conosceva la situazione, ma il concorso non si è mai materializzato. Ci troviamo di fronte a una concezione dell’allevamento di 30 anni fa, che lo stesso Guido Chaussod (difeso dall’avvocato Edoardo Valente, ndr) continua a portare avanti. In qualche caso può non aver osservato alla lettera le regole igienico-sanitarie legate alla macellazione di alcune capre, da lui stesso allevate, ma questo, proprio nell’ambito di un’attività di allevamento, non fa scattare automaticamente il reato penale».
Una tesi, quella dell’avvocato Moniotto, accolta dal giudice Tornatore, che ha condannato i due imputati soltanto per l’illecito smaltimento di rifiuti di origine animale.
(pa.ba.)