Pretese chiavi di un’auto non sua, condannato
Il 16 maggio 2015, di prima mattina, di fronte alla stazione ferroviaria di Aosta, parcheggiò l’automobile accanto a quella di un 31enne aostano, e una volta sceso dall’abitacolo, l’avrebbe spintonato e minacciato al fine di farsi consegnare le chiavi di un’autovettura che, secondo l’imputato, il giovane non aveva alcun diritto a ritenere sua.
Ripartito con la sua automobile in direzione di via Féstaz (con il mazzo di chiavi in mano), era stato immediatamente intercettato dai carabinieri, che dopo averlo fermato e identificato, lo denunciarono a piede libero per rapina.
Questa mattina il Tribunale di Aosta in composizione collegiale – presidente Giuseppe Colazingari e giudici a latere Paolo De Paola e Davide Paladino – ha condannato a un mese e 20 giorni di reclusione (derubricando il reato da rapina a violenza privata) Salvatore Giglio, 42 anni di Aosta, anche se l’accusa – rappresentata in aula dal pm Eugenia Menichetti – aveva chiesto una condanna a 15 mesi di reclusione.
Secondo quanto appreso, il 31enne aostano – collaboratore di una terza persona in un lavoro di intonacatura di una cantina – si sarebbe impossessato di un’automobile di proprietà di «un anziano defunto» nonostante si fosse presentato soltanto il primo giorno sul posto di lavoro.
Da qui la rabbia di colui a cui fu affidato il lavoro, con Giglio che – appresa la circostanza – decise in qualche modo di promuovere giustizia per conto dell’amico. «Lo sa che il suo amico avrebbe potuto utilizzare un avvocato per risolvere i problemi con il suo collaboratore? Lei ha voluto fare giustizia con i metodi della strada», ha tuonato nella sua requisitoria il pm Menichetti, con l’imputato che – sottoposto alle domande delle parti – si è difeso: «Non ho né spintonato né minacciato, semplicemente gli dissi di darmi le chiavi della macchina, e lui me le diede, magari perché si sentiva in colpa, visto che l’auto doveva essere metà per uno, invece lui se la tenne», ha raccontato Salvatore Giglio, che sul fatto che quella mattina fosse incappucciato, ha aggiunto: «Avevo un normalissimo cappuccio, saranno state le otto e mezza/nove e avevo freddo al collo».
Secondo la difesa – rappresentata in aula dall’avvocato Davide Meloni – «i fatti oggetto di questo processo sono stati amplificati e ingigantiti dalle dichiarazioni» del giovane a cui furono prese le chiavi dell’automobile, considerato che «la ragazza riferì ai carabinieri quanto raccontatole dal fidanzato, visto che lei non vide spintoni e nemmeno udì minacce». La difesa di Salvatore Giglio aveva chiesto la derubricazione del reato in esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
(pa.ba.)