Casino di Saint-Vincent: tra passivo e nuove idee
L’attenzione intorno al Casino di Saint-Vincent è più alta che mai, in uno dei momenti più difficili della storia della sala da gioco. Infatti quello che una volta era il fiore all’occhiello della Regione, nonché importante volano per tutta l’economia della Valle d’Aosta, oggi è diventato una sorta di problema, inglobato da una crisi che sta facendo pensare a soluzioni alternative.
Che la situazione non fosse rosea era ormai chiaro da un pezzo, nonostante il ricambio nelle nomine alla gestione della casa da gioco. Il 2015 però è stato un anno particolarmente pesante per le casse del casinò, che ha chiuso con un pesante passivo di 18,5 milioni di euro. Stando all’analisi fatta però, il risultato negativo doveva essere figlio di una situazione legata al primo semestre, nel quale erano stato accumulato il rosso. In effetti un miglioramento importante si era registrato nel corso della seconda metà dell’anno, quanto il casinò aveva fatto registrare un aumento dei profitti del 13%. Nonostante questo però c’è stato bisogno di un prestito di circa 20 milioni di euro per sopperire alla mancanza di liquidità.
Nonostante tutto però, il Casinò di Saint-Vincent resta comunque una delle case da gioco più importanti del nostro paese, piazzandosi al 3° posto per importanza del fatturato, visto che proprio nel 2015 ha chiuso con un giro d’affari del valore di 69,2 milioni di euro, in crescita dell’1% rispetto al 2014. Dunque la crisi va cercata nelle diverse sfaccettature dei costi, che eccedono gli incassi.
Altro punto che però non può essere trascurato è quello legato al boom dei casinò online, che negli ultimi cinque anno stanno chiaramente sottraendo importanti quote di mercato ai casinò terrestri. Infatti il mercato delle sale online sembra essere in ottima salute, con un incremento costante che ha portato tutto il settore a un valore stimato di 800 milioni di euro l’anno, considerando l’insieme di giochi da casinò, poker, scommesse sportive e fantasy game.
Non un mistero che la concorrenza dell’online sia una delle spine nel fianco per le case tradizionali, che non hanno saputo rispondere tempestivamente al cambiamento in atto.
Un tentativo l’ha fatto proprio il Casino di Saint-Vincent, che da lungo tempo porta avanti proprio delle partnership con uno dei maggiori operatori del poker online come PokerStars, con il quale proprio a giugno è stata riaperta la sala Evolution per un importante torneo chiamato Big Bang. Certo queste collaborazioni aiutano sicuramente ma non bastano ad arginare il fenomeno dei giocatori che preferiscono l’online.
Come possono fare dunque i casinò come quello valdostano a far fronte a questo nuovo trend? Offrendo innanzitutto un servizio che sia più dinamico per i clienti e che sia in grado di compensare la mancanza di praticità che comporta il recarsi al casinò in ragione di un’esperienza di gioco più affascinante. A Saint-Vincent questo segnale è stato comunque in parte raccolto, con la decisione di prolungare l’orario di apertura a ventiquattr’ore al giorno, esattamente come avviene nel mondo online, ma i passi avanti da fare sono diversi.
Se guardiamo agli altri casinò italiani, un gran lavoro è stato fatto da quello di Sanremo, che ha arricchito la propria proposta al pubblico con “side event” di altissimo profilo, con show culinari dei maggiori chef, serate di gale ed eventi musicali e letterari importanti. Un modo di proporsi ai clienti in modo accattivante e offrendo uno spettacolo che non può essere garantito dalle case da gioco online, magari più performanti dal lato del gioco ma ovviamente più asettiche rispetto a un casinò terrestre in grado di proporre altri tipi di entertainment.
In ogni caso la situazione inizia a diventare davvero gravosa per l’amministrazione, che sta pensando anche a soluzioni alternative come quella di affidare la gestione del casinò ad aziende private, magari in grado di investire in modo più importante nelle attività di sviluppo e garantendo un risanamento nel lungo periodo. La proprietà resterebbe comunque pubblica, ma la gestione passerebbe a terzi, magari con competenze aziendali più specifiche e in grado di interpretare meglio questa fase di transizione.
L’unica cosa certa e che non si può più aspettare, poiché il casinò è uno di quei poli in grado di trainare diversi settori complementari, in primis il turismo, dunque occorre mettere le cose a posto in tempi brevi.