Rimborsopoli VdA: Louvin e Morelli a giudizio in Corte dei Conti
CRONACA
di news il
23/02/2017

Rimborsopoli VdA: Louvin e Morelli a giudizio in Corte dei Conti

«Noi siamo quelli che tracciamo, che hanno garantito una perfetta quadratura contabile, presentando addirittura delle poste attive nei conti correnti. Tutto quello che è valso per gli altri gruppi, non vale in questo caso, perché abbiamo assolto appieno gli obblighi di rendicontazione». Queste le prime parole pronunciate dall’avvocato Claudio Maione in apertura dell’arringa difensiva di questa mattina davanti al collegio della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Valle d’Aosta, chiamata a giudicare le posizioni degli ex capigruppo di Alpe nella XIII legislatura, Roberto Louvin e Patrizia Morelli, alternatisi nel ruolo, ai quali la Procura regionale contabile ha contestato un danno erariale di 121.388 euro (56.192 euro a Louvin e 65.196 a Morelli) in riferimento a spese ritenute illegittime effettuate nel periodo compreso tra il 2009 e il 2013.

La posizione dell’accusa

Tre le macrocategorie di spesa contestate dal procuratore regionale della Corte dei Conti, Roberto Rizzi: «spese riferibili al partito» per 50.837 euro, «spese di rappresentanza» per 8.141 euro e «spese per il giornale» per 62.410 euro. «Le spese del gruppo sono confluite nell’attività elettorale del movimento, oltre a essere state disposte per il pagamento di parcelle professionali in campo legale e per l’intercettazione e il mantenimento del consenso elettorale, circostanza legittima, come ribadito più volte, se realizzata con fondi del partito», ha spiegato nella sua requisitoria il procuratore Rizzi, che dopo aver elencato tutta una serie di «spese ritenute illegittime» per «contatti organizzativi, indagini demoscopiche e iniziative elettorali», nell’affrontare il capitolo delle spese di rappresentanza, ha aggiunto: «Gli omaggi natalizi sono una prassi socialmente lodevole, ma non finanziabile con i soldi del gruppo». Affrontando quindi la maxi posta di danno erariale ipotizzato in relazione alla pubblicazione del giornale del movimento ‘La Lanterne Magique’, Rizzi ha spiegato: «Abbiamo riscontrato un fenomeno osmotico quasi automatico dal gruppo verso il giornale per la sua edizione. Non è corretto che la provvista finanziaria del gruppo sia andata a finanziare il giornale. O meglio, l’acquisto di spazi su di esso è possibile, ma non vi è traccia di questo, visto che non c’è stata alcuna formalizzazione di un contratto di acquisto di spazi».

La posizione della difesa

Sollevando innanzitutto l’eccezione dell’intervenuta prescrizione delle spese contestate a Roberto Louvin nel 2009 e 2010, il legale difensore dei due «convenuti», l’avvocato Claudio Maione, nella sua arringa ha affermato: «Siamo in presenza di una doppia conforme, considerato che i miei assistiti, tranne che su qualche spesa minimale riferita all’acquisto di alcuni gadget, sono stati assolti in ambito penale sia in primo grado che in appello». E ancora: «Non c’è nessuna traccia di spesa elettorale effettuata dal gruppo, mentre in relazione alle spese di rappresentanza non vi è stato in alcun modo confusione tra diaria percepita dai consiglieri e spese soggette a rimborso», ha commentato l’avvocato Maione, citando – giurisprudenza alla mano – come i gruppi consiliari non possano essere soltanto considerati «organo del Consiglio regionale», bensì anche «propagazione del partito politico di riferimento». Da qui – secondo la difesa – «tutte le spese sono da ritenersi legittime, anche quelle effettuate per iniziative e incontri sul territorio, perché tutti inerenti a problemi e tematiche portati in discussione in Consiglio regionale. Non ci sono mai state spese a carattere personale, spese elettorali e spese non documentate». Sui fondi destinati al giornale, quindi, l’avvocato Claudio Maione ha concluso: «Tutto legittimo, anche perché se il gruppo avesse dovuto utilizzare altri mezzi per promuovere la sua attività in Consiglio, perizia tecnica alla mano, avrebbe sicuramente speso di più».

La controreplica dell’accusa

Dal canto suo, il procuratore regionale della Corte dei Conti, Roberto Rizzi, in chiusura di udienza, ha inteso puntualizzare: «Nel caso di specie manca la qualificata inerenza delle spese con l’attività istituzione del gruppo, in un contesto nel quale la ricostruzione accusatoria risulta insensibile al giudizio penale, visto che si viaggia su due binari distinti e indipendenti». La sentenza del collegio è attesa nelle prossime settimane.

(pa.ba.)

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