Casinò: minoranza reclama trasparenza, evoca casa di vetro
«Noi sentiamo la necessità di fare il punto sulla situazione del Casinò. Non vogliamo rivangare nulla ma fermarci sulle prospettive. Quale futuro immagina di dare l’azionista alla casa da gioco? Noi chiediamo di capire quale tipo di governance intende dare?Come intende rimettere in sicurezza i conti? Quale futuro immagina per i dipendenti? Vorremmo chiarezza». Sono le domande rivolte dal consigliere unionista Ego Perron in aula all’assessore con delega al Casinò Albert Chatrian nell’illustrare una mozione sulla casa da gioco. Di rincalzo il capogruppo del Pd Jean-Pierre Guichardaz: «Quando eravamo in maggioranza confesso di non aver apprezzato come i colleghi dell’allora minoranza hanno trattato il dossier Casinò. Non mi è piaciuto l’uso strumentale che ne hanno fatto per indebolire e abbattere la maggioranza. Pensavamo che su un dossier così delicato potessimo trovare una sintesi. Era forte la necessità di lavorare insieme per trovare una soluzione concreta. Il collega Chatrian era sempre in prima fila a reclamare trasparenza. Oggi siamo qui a verificare se le parole hanno un senso. Oggi siamo qua ad elemosinare un passaggio in Commissione dopo tutte le manfrine sulla barra dritta e sulla casa da gioco. L’amministratore unico ha fatto un bando di gara per trovare collaboratori che lo aiutino a predisporre il piano di ristrutturazione. Se ci fossimo comportati così avreste fatto un pandemonio». Guichardaz tira in ballo Elso Gerandin e Andrea Padovani «a voi dalle mani libere tutto questo va bene? Di questo nuovo corso siete felici?» domanda e chiama in causa pure Patrizia Morelli. Rincara Luca Bianchi: «Non voglio essere un chiaroveggente ma non vorrei che certe società milanesi si appropriassero dopo il Casinò anche di un pezzo di Cva con l’operazione di quotazione in borsa. Volete far pesare tutto sui dipendenti della casa da gioco. Ditelo».
Nulla dall’ex maggioranza se non promozioni
Così Patrizia Morelli, capogruppo di Alpe: «Nel merito questa mozione non ha nulla di strano, da minoranza che chiede puntualizzazioni. E’ giusto che l’opposizione voglia capire. E’ risaputo che quest’azienda sia sull’orlo del collasso, è noto l’avvio della procedura per i licenziamenti collettivi. Una decina di giorni fa si è inserita una nuova governance. Ci sta l’appello a riferire in Commissione. Non c’è problema alcuno nel calendarizzare una o più sedute. Tuttavia in questa mozione c’è qualcosa che non va. Il collega Perron, primo firmatario, è quello che non più tardi di sei mesi fa negava i problemi del Casinò e la necessità di intervenire finanziariamente salvo poi uscirsene con i 48 milioni per arrivare a prospettare un piano strategico e misurato per la casa da gioco, che stiamo ancora aspettando. A gennaio qualcosa si è mosso: sono state fatte delle promozioni. Infine si è arrivati alla procedura di licenziamenti collettivi, decisione che non è certo stata presa in solitudine dall’ex amministratore Lorenzo Sommo. Il primo marzo la giunta ha dato le dimissioni e quella nuova si è insediata il 10 marzo. In 21 giorni di cose per il Casinò di azioni ne sono state fatte. Nessuno ha la bacchetta magica». E conclude: «il collega Perron ha presentato ieri un ricorso al Tar per invalidare il nostro governo mettendo a rischio il percorso intrapreso».
(danila chenal)