Cgil in piazza: «cambiamo legge Fornero o sarà un dramma»
Anche la Cgil valdostana partecipa sabato 2 dicembre alla mobilitazione in piazza San Carlo, a Torino, per «cambiare sistema previdenziale, sostenere sviluppo e occupazione e garantire un futuro ai giovani»
«O si interviene cambiando la legge Fornero oppure sarà un dramma sociale». Il segretario regionale della Cgil Domenico Falcomatà non ha dubbi: «la legge Fornero non è stata una riforma previdenziale ma una manovra finanziaria adottata per fare cassa, scaricando su lavoratori e pensionati l’onere di risanare i conti pubblici.
Il fallimento del tavolo di martedì scorso con il Governo, con la piattaforma unitaria bocciata è un ulteriore segnale; il confronto Governo-Sindacati sulla previdenza non ha prodotto risultati, le proposte sono distanti e sono lontane dagli impegni sottoscritti dallo stesso Governo nel verbale di un anno fa.
Scendiamo in piazza non soltanto per le pensioni, ma per cambiare il sistema previdenziale, a sostegno dello sviluppo e dell’occupazione e per garantire un futuro ai giovani».
Sabato in piazza a Torino
Sabato 2 dicembre, tre pullman (un quarto è in forse, si accettano ancora adesioni per chi volesse raggiungere Torino) partiranno dall’area Ferrando in direzione Porta Susa, per il corteo che alle 9.30 partirà alla volta di piazza San Carlo; lì, parleranno esponenti della Cgil in attesa dell’intervento del segretario generale Cgil Susanna Camusso, in videoconferenza da Roma. La mobilitazione si terrà contemporaneamente nelle piazze di Roma, Torino, Bari, Palermo e Cagliari.
Le richieste dei sindacati
Non soltanto le pensioni; secondo il segretario regionale Cgil Falcomatà, «siamo innanzi a una legge di stabilità che non ha risorse per investimenti nè per sostenere il futuro previdenziale dei giovani – siamo l’unico Paese in Europa che non è in grado di dare una data certo al pensionamento, rimandando e allungando i tempi di congedo dal lavoro».
Di lavoro e della necessità di riconoscere i lavori usuranti e il lavoro di cura ha parlato il segretario della Cgil Filt Antonio Fuggetta che ha portato l’esempio dei lavori addetti alle funivie; «un lavoro che interessa in Valle 950 lavoratori, per due terzi lavoratori stagionali, un lavoro usurante e faticoso, a temperature rigide, anche in notturna, spesse volte con lavoratori costretti a lavorare sospesi sui piloni. Il Governo non può includere o escludere categorie di lavoratori a suo piacimento. Senza contare che si tratta di lavoratori per i quali non c’è turn over e spesso parliamo di lavoratori ultrasessanti».
Gaetano Maiorana è il segretario dei Pensionati Cgil; «al primo posto mettiamo il sistema previdenziale – commenta – ancora prima delle pensioni. Serve una revisione profonda, equa, a tutela dei pensionati ma anche dei giovani. Per i pensionati, è il lavoro la chiave di svolta, la precarietà dei contratti dei giovani di oggi rischia di consegnarci domani dei lavoratori che come pensione avranno neppure il 50% della media dell’ultimo stipendio. Ecco perchè, inascoltati, abbiamo insistito sul reddito di garanzia per i giovani lavoratori. Avevamo chiesto che il tesoretto ricavato dal blocco delle pensioni 20212/2013 fosse destinato a una forma di previdenza giovanile e invece è stato impiegato per sanare il macroscopico deficit di questo paese. Non chiediamo un assegno a pioggia, ma ci rendiamo conto che lavoro discontinuo e spesso mal pagato, non mette in condizione un giovane di oggi di assicurarsi una pensione dignitosa».
«Il Governo si vanta di aver creato un milione di posti di lavoro – aggiunge Falcomatà – omettendo di precisare che si tratta di contratti precari per il 90% dei casi e omettendo di dire che anche quel 10% di tempi indeterminati, sono contratti del Jobs Act, che mercificano il valore del lavoratore e consentono al datore di lavoro di liquidare i propri dipendenti, se non più necessari, attraverso una somma a titolo di risarcimento.
Senza contare che la previdenza integrativa non decolla e via via diventa un costo sociale altissimo».
Le richieste della Cgil
Bloccare l’innalzamento illimitato dei requisiti per andare in pensione;
Garantire un lavoro dignitoso e un futuro previdenziale ai giovani;
Superare la disparità di genere e riconoscere il lavoro di cura;
Garantire la maggiore libertà di scelta ai lavoratori su quando andare in pensione;
Favorire l’accesso alla previdenza integrativa;
Garantire una effettiva rivalutazione delle pensioni;
Cambiare la legge di bilancio per sostenere lo sviluppo e l’occupazione;
Estendere gli ammortizzatori sociali, garantire il diritto alla salute e rinnovare i contratti pubblici.
Nella foto, da sinistra Antonio Fuggetta, Domenico Falcomatà e Gaetano Maiorana.
(c.t.)