Casinò, Valle d’Aosta truffata e depauperata per 140 milioni da politici e amministratori
E' la conclusione alla quale sono giunti la Corte dei conti e la Procura della Repubblica
Casinò di Saint-Vincent, la Regione Valle d’Aosta è stata truffata e depauperata per 140 milioni di euro. E’ la conclusione alla quale sono giunti la Corte dei Conti e la Procura della Repubblica, che contestano a vario titolo a 22 persone – di cui 21 tra componenti la giunta e consiglieri regionali e un dirigente – e a 8 persone tra amministratori della Casa da gioco e assessori regionali pro tempore al Bilancio Finanze e Patrimonio.
Sono stati notificati oggi, mercoledì 7 febbraio, contestualmente i provvedimenti di citazione a giudizio della Corte dei Conti e gli avvisi di conclusione delle indagini della Procura della Repubblica.
Il Presidente della Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Valle d’Aosta ha fissato la data di udienza del giudizio al 27 giugno 2018.
Gli indagati per danno erariale
Questo l’elenco completo degli indagati, con la somma contestata: Mauro Baccega (7 milioni 297 mila euro); Luca Bianchi (4 milioni 440 mila); Stefano Borrello (3 milioni 333 mila); Raimondo Donzel (2 milioni 857 mila); Joël Farcoz (4 milioni 440 mila); David Follien (3 milioni 333 mila); Antonio Fosson (7 milioni 297 mila); Giuseppe Isabellon (13 milioni 333 mila); Leonardo La Torre (3 milioni 333 mila); Albert Lanièce (10 milioni); André Lanièce (3 milioni 333 mila); Aurelio Marguerettaz (17 milioni 297 mila); Pierluigi Marquis (4 milioni 440 mila); Ennio Pastoret (10 milioni); Marilena Péaquin (3 milioni 333 mila); Ego Perron (6 milioni 190 mila); Claudio Restano (3 milioni 333 mila); Emily Rini (6 milioni 190 mila); Augusto Rollandin (17 milioni 297 mila); Renzo Testolin 4 milioni 440 mila); Marco Viérin (4 milioni 440 mila); Peter Bieler (coordinatore del dipartimento Bilancio, 1 milione 599 mila).
Gli indagati per truffa
Risultano indagati dalla Procura della Repubblica: l’ex presidente della Regione, Augusto Rollandin, lgli ex assessori al Bilancio, Mauro Baccega e Ego Perron, gli amministratori della casa da gioco Luca Frigerio (dal 2008 al 2015) e Lorenzo Sommo (dal 2015 al 2017) e i membri del collegio sindacale della Casinò de la Vallée spa Aurelio Verzì, Laura Filetti, Fabrizio Brunello e Jean Paul Zanini.
Danno alla collettività
Le indagini della guardia di finanza – si legge in una nota del Comando regionale – hanno quantificato e definito il danno cagionato alle casse pubbliche della Regione Autonoma Valle d’Aosta – e quindi all’intera collettività – in circa 140 milioni di euro (€ 139.965.096,56), ottenuto dalla somma degli importi approvati dall’autorità politica allora in carica ed erogati, con varie modalità alla Casa da gioco, nonostante ricorressero plurimi, univoci e tutti coerenti segnali di crisi strutturale, attraverso quattro delibere di concessione di finanziamento/aumento di capitale, da 50, (poco meno di) 10, 60 e 20 milioni di euro approvate, rispettivamente, il 20 luglio 2012, 20 settembre 2013, 23 ottobre 2014 e 10 dicembre 2015.
Le indagini penali
Falso in bilancio continuato ed in concorso, nonché truffa ai danni dello Stato continuata ed in concorso, con danno di rilevante gravità, sono contestati agli amministratori e all’intero collegio sindacale in carica negli anni 2012-2015, mentre la truffa ai danni dello Stato continuata ed in concorso, con danno di rilevante gravità, è contestata ai tre assessori pro tempore della Regione Autonoma Valle d’Aosta nel periodo 2012-2015, tutti con specifica delega al Casinò de La Vallée.
Secondo l’accusa, ritenuta consapevole della disastrosa situazione economico-patrimoniale del Casinò de La Vallée e della assoluta inconsistenza dei piani di sviluppo aziendale, l’intera governance della partecipata regionale in carica dal 2012 al 2015, aveva esposto nei bilanci societari, attraverso studiati artifizi contabili, perdite di esercizio inferiori a quelle reali per decine di milioni di euro, nascondendo volutamente in questo modo la reale condizione economica societaria, fattore che – se correttamente illustrato – non avrebbe mai permesso di assicurarsi i finanziamenti pubblici dalla società finanziaria regionale deputata allo loro erogazione.
Analogamente, le indagini delle Fiamme Gialle hanno fatto ritenere pienamente consapevoli gli assessori al “Bilancio, finanze e patrimonio” della Regione Autonoma Valle d’Aosta delegati ai rapporti con la partecipata e in carica nelle date di approvazione delle delibere milionarie, della reale situazione finanziaria della casa da gioco. Risulta infatti come abbiano raggirato e indotto in errore la stessa Regione – e quindi la collettività – nonché la società finanziaria regionale cui è demandato il servizio di tesoreria, avendo consciamente presentato nella sede deliberativa bilanci di esercizio riportanti perdite dissimulate – quindi falsi – e piani di sviluppo industriale conseguentemente irrealizzabili.
Le indagini contabili
La Procura Regionale della Corte dei Conti, ritenendo le deduzioni presentate inidonee a superare gli addebiti formulati con l’invito del 27 giugno 2017, ha citato a giudizio, per responsabilità amministrativa, i 21 componenti la Giunta ed il Consiglio regionale nonché il Coordinatore del Dipartimento Bilancio, Finanze e Patrimonio della Regione Autonoma Valle d’Aosta, contestando loro, in via principale a titolo di dolo e, in via gradata a titolo di colpa grave, i fatti per i quali il Nucleo di polizia economico-finanziaria ha indagato. Inoltre, ha addebitato loro un danno erariale – ripartito tenendo conto dell’apporto causale di ciascuno alla causazione delle condotte produttive di nocumento – quantificato complessivamente in circa 140 milioni di euro.
Con l’atto di citazione, il Pubblico Ministero contabile ha evidenziato come «i ripetuti interventi di soccorso finanziario al Casinò, pur se condotti con l’ostentato intento di perseguire finalità pubblicistiche, poiché posti in essere in spregio di ogni regola collocata a presidio di economicità, efficacia ed efficienza dell’utilizzo di risorse finanziarie pubbliche, si siano risolti nella ingiustificata dissipazione di provviste erariali di enorme consistenza, avendo dirottato tale denaro di proprietà della collettività “in operazioni di salvataggio di una società controllata in perdurante perdita, trascurando i numerosi ed inequivoci segnali che univocamente indicavano la pressocchè certa evaporazione delle nuove risorse somministrate per prolungare, in modo artificiale, la continuità aziendale di un soggetto imprenditoriale che non presentava prospettive di risanamento realmente credibili».
(lu.me.)