Fisco, contratti e finanziamenti: le richieste di Confcommercio ai candidati al Parlamento
Eliminare gli aumenti Iva, riforma dell’Irpef, introduzione di una no tax area e di una local tax: sono tra le principali richieste che Confcommercio Valle d’Aosta fa ai candidati a Camera e Senato in vista del voto del 4 marzo.
Per Confcommercio, è importante rilanciare i piccoli esercizi commerciali polifunzionali, prevedere sgravi o finanzimanti per acquistare o ristrutturare locali, contributi una tantum e il sostegno ai piccoli negozi di montagna. «Nei paesi di montagna come quelli rurali a bassa densità di popolazione, la presenza della bottega o del negozio che vende un po’ di tutto, è un punto di riferimento per tutti coloro che vi abitano – ricorda Confcommercio -. E’ quindi necessario dare un sostegno concreto a quelle realtà che svolgono una funzione sociale, oltre che commerciale nelle piccole realtà comunali perché contribuisce a salvaguardare il milieu locale».
Per questo Confcommercio chiede di rilanciare i piccoli esercizi commerciali polifunzionali «dando ai gestori il necessario supporto per consentire loro di svolgere al meglio l’attività commerciale e di servizio alla comunità. E’ importante istituire sgravi o finanziamenti per rendere finanziabili azioni come l’acquisto o la ristrutturazione di locali, l’acquisizione di attrezzature e merci e investimenti per l’innovazione tecnologica. Confcommercio chiede contributi una tantum, come avviene già per altre categorie di cittadini, per garantire all’attività la soglia di sopravvivenza, e dunque la sua durata nel tempo. Nelle aree a forte rischio di spopolamento, infatti, gli esercizi commerciali contribuiscono a tutelare la cultura di un territorio. Quindi si garantiscono servizi che vanno oltre lo scambio di merci e aumentano il livello di sicurezza per i residenti».
Più in generale, sulla linea con la Direzione nazionale di Confcommercio Imprese per l’Italia, anche Confcommercio VdA chiede: innanzitutto l’eliminazione degli aumenti dell’Iva previsti per il 2019, «un’eventualità che avrebbe effetti catastrofici sui consumi delle famiglie e penalizzerebbe i livelli di reddito medio-bassi»; una riforma dell’Irpef che preveda poche aliquote ridotte e l’introduzione di una “no tax area“; la riduzione e la semplificazione della tassazione locale attraverso l’introduzione di un’unica imposta sugli immobili, la “local tax”, che sia totalmente deducibile per gli immobili strumentali delle imprese; tra le priorità, sempre in ambito fiscale, il riporto delle perdite per le imprese in contabilità semplificata che adottano il nuovo regime di cassa e la web tax per le multinazionali dell’e-commerce.
In materia di lavoro, Confcommercio conferma la necessità di mantenere alcune importanti novità introdotte dal Jobs Act, come la flessibilità del lavoro, la riforma degli ammortizzatori e il bilanciamento delle politiche attive e passive, ma ritiene indispensabile proseguire nella riduzione strutturale del costo del lavoro e individuare uno strumento per il lavoro occasionale in grado di colmare il vuoto generato dall’abolizione dei voucher che sia semplice e utilizzabile da tutte le imprese, non solo fino a 5 dipendenti.
I no di Confcommercio
Rispetto al salario minimo per legge, Confcommercio esprime contrarietà e propone di fare riferimento alle retribuzioni stabilite dai contratti collettivi nazionali di categoria.
In ambito previdenziale, Confcommercio, evidenziando le possibili ripercussioni dell’abolizione della legge Fornero, ribadisce che qualsiasi intervento sul sistema pensionistico deve garantire la stabilità dei conti e la sostenibilità futura.
Confcommercio dice poi no a ulteriori liberalizzazioni e reintroduzione di una regolazione minima per le aperture dei negozi, il rafforzamento degli strumenti di “microcredito” imprenditoriale, l’attuazione della riforma del fondo di garanzia per le Pmi e rilancio dei confidi.
Strategia per la riqualificazione
Confcommercio sottolinea ancora l’adozione di una strategia per la riqualificazione urbana e la programmazione commerciale; l’allargamento della platea delle imprese che possono accedere alle misure previste dal piano Impresa 4.0; maggiore diffusione di questi strumenti, ma no a obblighi e sanzioni per la mancata accettazione di bancomat e carte di credito.
(re.newsvda.it)