Arco d’Augusto: il drone ne valuta l’ammaloramento
Giovedì pomeriggio il monumento ha "ospitato" la parte forse più suggestive del progetto SIP, che punta a creare un metodo di ricerca da applicare ai beni culturali
Un sorvolo di pochi minuti, sufficienti per consentire al drone di immagazzinare dati sullo stato di ammaloramento dell’Arco d’Augusto che, con rilievi “manuali”, richiederebbero un lavoro di mesi.
In estrema sintesi e in maniera molto semplificata è questo il progetto “SIP” (Sistemi integrati predittivi), che giovedì ha vissuto uno dei suoi momenti più suggestivi, ossia i primi rilievi effettuati tramite drone del monumento forse principe del capoluogo regionale, situato in una zona da tempo al centro dei progetti di pedonalizzazione delle varie amministrazioni comunali che si sono succedute con lo scopo, anche, di preservare proprio l’Arco d’Augusto stesso.
I promotori
A tirare le fila del progetto, in qualità di responsabile scientifico, è Jean Marc Christille, direttore della Fondazione Clément Fillietroz-onlus (che gestisce l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta), che porta avanti l’iniziativa insieme a Las (Laboratorio analisi scientifiche della Soprintendenza ai beni culturali), Aisico (ditta specializzata in droni e machine vision, con sede operativa all’ex Zincocelere di Pont-Saint-Martin) e Novasis innovazione (ditta sempre insediata a Pont-Saint-Martin).
Previsioni sull’ammaloramento dei beni culturali
Finanziato con fondi FESR e FSE, «grazie alla sua grande carica innovativa» sottolinea Christille, il progetto si pone l’obiettivo di creare «un’intelligenza artificiale che sia in grado di fornire delle previsioni sull’ammaloramento dei beni culturali, creandone la dinamica nel tempo. Tutto questo, partendo da rilievi come quello odierno, il primo sull’Arco, cui ne seguiranno anche altri». Una volta raccolti i dati «il sistema di intelligenza artificiale metterà insieme immagini, mappatura del degrado e dati ambientali (che realizzeremo successivamente apponendo dei piccoli sensori all’Arco); partendo da questi ultimi, poi, potremo estrapolare una sorta di previsione su quello che potrà essere l’ammaloramento nel tempo del bene culturale in oggetto».
L’idea
Il drone in volo all’Arco d’Augusto
Il progetto è cominciato circa 20 mesi fa, quando è stato assegnato il bando “Unità di ricerca” dell’assessorato alle Attività Produttive, e prevede una durata di altri 16 mesi, ed è nato con l’idea di costruire una sorta di trait d’union tra centri di ricerca di base e aziende, così da consentire alle stesse il trasferimento e l’acquisizione dello sviluppo tecnologico e cognitivo ottenuto dalla ricerca. Ma a cosa serve questa idea? «In Valle, come in tutta Italia – continua Jean Marc Christille -, abbiamo più beni culturali che tecnologi che possano starci dietro. Diventa quindi fondamentale avere un sistema che possa dirci quando è il momento di effettuare un sopralluogo o un intervento».
Arco d’Augusto e Sant’Orso
La scelta di partire dall’Arco d’Augusto, nonché dalle nicchie affrescate di Sant’Orso non è casuale. «L’Arco è situato in una zona molto antropizzata, fortemente esposta a stress atmosferico e all’azione dell’uomo, per cui ci sembrava il punto di partenza ideale – conclude Christille -. Discorso simile, con presupposti diversi, può essere fatto per Sant’Orso, bene culturale su cui il tempo ha agito in maniera decisa. Sono degli up-study che ci permetteranno di sviluppare i nostri metodi di ricerca che, una volta affinati, potranno essere applicati anche per ambienti infrastrutturali e industriali».
(alessandro bianchet)