Inchiesta Casinò: in dieci chiedono sblocco dei conti correnti
Nell'udienza in Corte dei Conti di mercoledì mattina, discusso il reclamo di alcuni consiglieri ed ex consiglieri sottoposti a sequestro conservativo; rinunciano André Lanièce ed Emily Rini
Arriverà prima dell’udienza di merito dell’11 luglio, e non sarà impugnabile, l’ordinanza che deciderà in merito al reclamo avverso la conferma parziale del sequestro conservativo di conti correnti e immobili per 21 componenti dell’assemblea regionale (scattato il 7 marzo) nell’ambito dell’inchiesta della Corte dei Conti sulla presunta truffa e depauperamento ai danni della Regione della somma di ben 140 milioni di euro per continuare a garantire la sopravvivenza del Casinò di Saint-Vincent.
I reclami: rinunciano Rini e Lanièce
Nell’udienza, durata poco più di mezz’ora e svolta in camera di consiglio con i giudici Pio Silvestri, Paolo Cominelli, Pietro Maltese e con la presenza del procuratore regionale della Corte dei Conti, Roberto Rizzi, gli avvocati dei 12 consiglieri ed ex consiglieri citati a giudizio (André Lanièce, Emily Rini, Mauro Baccega, Luca Bianchi, Joel Farcoz, David Follien, Giuseppe Isabellon, Aurelio Marguerettaz, Marilena Péaquin, Ego Perron, Augusto Rollandin e Renzo Testolin) hanno rinunciato a presentare reclamo su questioni di “sostanza” (dalla giurisdizione al Fumus boni iuris), “dividendosi”, invece, per quanto riguarda la richiesta di sblocco dei conti correnti.
L’avvocato Stefano Marchesini (che difende Lanièce e Rini), non ha presentato nulla in merito, mentre gli avvocati Carlo Emanuele Gallo e Gianni Maria Saracco hanno chiesto il dissequestro dei conti correnti, al fine di far disporre ai propri assistiti del minimo vitale.
L’udienza
«Abbiamo incentrato il reclamo non su una contestazione a 360 gradi, ma in un’ottica di mantenimento della qualità di vita dei nostri clienti» ha spiegato Gianni Maria Saracco, giustificando la richiesta di togliere i sigilli quantomeno ai conti correnti dei consiglieri a giudizio. La qualità della vita, secondo il legale, «per una serie di specificità, risulta compromessa».
L’avvocato Carlo Emanuele Gallo ha rincarato la dose, ricordando l’insistenza per la riduzione del sequestro «tenendo conto delle esigenze dei nostri clienti, che devono pur poter vivere una vita ragionevole, dignitosa», facendo fronte a «lavori nelle case, mutui e devono mandare in vacanza i figli». Gallo ha ricordato che la richiesta è quella di «limitare il sequestro ai beni immobili», che garantirebbero «il credito che la Procura ha azionato». Gallo ha poi ricordato come «qualcuno deve vivere con una pensione di poche centinaia di euro, oppure avendo famiglia e avendo impostato una vita in un certo modo. Non sono soggetti che vivono alle Seychelles, però hanno una vita ordinaria».
Il procuratore regionale Roberto Rizzi
Ha continuato per la sua strada il procuratore regionale Roberto Rizzi: «La Procura si è opposta alla richiesta – ha spiegato dopo l’udienza -, perché sosteniamo la nostra posizione e teniamo la barra dritta. I limiti entro cui il sequestro può essere esercitato sono fissati dalla legge e prevedono comunque l’erogazione dei 4/5 dello stipendio. Pur capendo le ragioni delle difese, ritengo che questi limiti siano ragionevoli e non creino problemi».
Niente reclamo
Non hanno presentato reclamo, invece, gli altri nove citati a giudizio sottoposti al blocco di beni e depositi. Questi sono: Pierluigi Marquis, Albert Lanièce, Ennio Pastoret, Antonio Fosson, Marco Viérin, Stefano Borrello, Leonardo La Torre, Claudio Restano e Raimondo Donzel.
Restano e La Torre, martedì 26, inoltre, sono stati protagonisti di un’altra udienza di fronte al giudice Alessandra Olessina (che pronunciato l’ordinanza di parziale conferma del sequestro del 25 maggio), nella quale le difese hanno chiesto la correzione di alcuni errori nel provvedimento.
(al.bi.)