Aosta, chiuderanno a dicembre gli asili Farfavola e Ape Luna
Aosta, gli asili Farfavola e Ape Luna di Aosta chiuderanno a dicembre: la Cooperativa La Sorgente getta la spugna.
«Abbiamo tentato fino all’ultimo di resistere a decisioni che ci paiono francamente di corto raggio, ma alla fine abbiamo dovuto fare i conti con la dura realtà – spiega il presidente della Cooperativa, Riccardo Jacquemod – . E la realtà è che senza il sostegno pubblico i servizi alla prima infanzia non sono economicamente sostenibili. Dobbiamo purtroppo capitolare. Al 31 dicembre due realtà di servizio per le famiglie e la prima infanzia dei quartieri Cogne e Dora non riusciranno a dare continuità ai propri piccoli ospiti e alle loro famiglie».
A farne le spese saranno le 12 operatrici, che da anni si prodigano per offrire servizi al passo con i tempi e con le mutate esigenze delle famiglie. Ma non meno patiranno bambini e famiglie (più di 60), costrette a trovare alternative non volute né ricercate a dei servizi che non hanno dato segni crisi e sono stati scelti da tanti per la qualità dell’offerta.
Più di vent’anni di servizi nel settore della prima infanzia
La Cooperativa La Sorgente – ricorda con una nota – è attiva continuativamente nei servizi alla prima infanzia del Comune di Aosta a partire dal 1996, quando è stata aperta la prima Garderie d’Enfance, il Gatto Blu, sulla scia di una ricerca condotta su un vasto campione di famiglie della città. “La Città dei Bambini”, la ricerca condotta negli anni 1994 e 1995 aveva evidenziato la necessità di servizi che potessero coniugare l’accompagnamento educativo con forme di servizio più flessibili e puntuali, tarati sulle esigenze delle famiglie. Da allora la crescita dell’offerta ha visto l’apertura nel 2000 della Garderie ApeLuna e l’apertura del nido La Farfavola nel 2005. Allora la città di Aosta vantava dei livelli di servizio per la prima infanzia ai vertici delle classifiche italiane contendendosi il primato con Reggio Emilia, Bolzano e Trento, quasi come una comunità normale del nord Europa. Il modello di Aosta e le sue qualità hanno fatto strada nel resto della regione. La Valle d’Aosta, nel suo insieme si è dotata di una buona infrastruttura di servizi: il motore aveva innescato un processo positivo, colto da molti comuni anche piccoli.
La fine di un sogno
E poi? Da allora, il declino – prosegue la nota -. E la crisi si è innestata in un tessuto in cui la spinta all’eccellenza era dimenticata da tempo. Per cui il “problema nidi” è diventato quello di contenere i costi: in questa operazione la scelta doveva premiare i contesti a maggiore espansione familiare, mentre il principio ispiratore delle scelte politiche si è limitato a difendere le strutture di proprietà. Le altre realtà, frutto di innovazione del periodo precedente, sono state via via dismesse. E con loro è stata completamente sopita la spinta verso modelli educativi e di servizio in grado di valicare le normali resistenze al cambiamento tipiche di ogni organizzazione di lavoro. La situazione si è così finalmente “normalizzata”, via via e in modo palese, con l’ultima scellerata chiusura a ogni possibile soluzione che includesse modelli differenti.
Delusione forte
«Nel dichiarare la nostra delusione per la mancanza di coraggio di questa amministrazione – sottolinea Jacquemod – , vogliamo scusarci per i danni che l’interruzione dei servizi procura alle tante famiglie che in questo periodo hanno condiviso le sorti dei servizi. Vogliamo ringraziare famiglie e istituzioni varie (quali la Parrocchia dell’Immacolata, la Fondazione Abri, la Fondazione Comunitaria) per il sostegno offerto: sentire di non essere da soli fa piacere. Anche se non sarà possibile mantenere le strutture aperte come avremmo voluto, siamo certi che nel corso del tempo le nostre ipotesi di lavoro si potranno affermare e saranno accolte anche ad Aosta, una città che ha smarrito il senso della sfida ma che saprà riprendersi il ruolo di capofila che le compete nella Regione e in Italia».
(re.newsvda.it)