Sversamento di idrocarburi in Dora colpa di una valvola e delle piogge
Eni prosegue nelle opere di bonifica e prova a ricostruire le cause che hanno portato allo sversamento, partito dalla stazione di pompaggio di Pollein, a servizio dell'oleodotto Ferrera - Gran San Bernardo
Il mancato funzionamento di una valvola di non ritorno, «dovuto alle eccezionali piogge di quei giorni». Questa la prima spiegazione fornita da Eni, in merito allo sversamento di idrocarburi in Dora, avvenuto lo scorso 1 novembre da una stazione di pompaggio del deposito Eni di Pollein.
Operazioni di bonifica
In un comunicato diramato dall’azienda, vengono ricostruite le operazioni di bonifica avvenute finora e tuttora in corso.
Concluse le attività «nell’area del campeggio», stanno per essere ultimate quelle «nell’area della pista ciclabile» e nel «bypass del depuratore». Nell’alveo della Dora, invece, sono in corso le operazioni di scavo e di rimozione delle terre contaminate».
Depuratore verso la normalità
Per quanto concerne, invece, «il depuratore consortile», Eni comunica di aver ripulito «e restituito due delle tre linee, la terza sarà restituita in settimana», con il contenuto «aspirato» e la rimozione di «fanghi» e il lavaggio «delle vasche». Il 10 novembre, infatti, «il depuratore era in grado di trattare la quasi totalità dei collettori fognari che confluiscono all’impianto».
Acque di falda
Relativamente alle acque di falda «interne alla stazione di pompaggio», Eni ricorda che «solo un pozzo interno al sito ha evidenziato un’alterazione dello stato qualitativo della falda», ma che sono anche subito stati attivati «i sistemi di emungimento delle acque dai piezometri»; inoltre, ne saranno costruiti di nuovi. Presenterebbero risultati «conformi», infine, i cinque pozzi privati esterni
La stazione di Pollein
Eni ne approfitta anche per ricordare l’utilità della stazione di pompaggio di Pollein, realizzata a servizio «dell’oleodotto Ferrera – Gran San Bernardo che collega la Raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi con la Raffineria Collombey-Muraz, gestita da altra società».
Questa struttura prevede la presenza di «pompe di spinta, necessarie a far valicare le Alpi al greggio di alimentazione alla raffineria svizzera, oltre che di un serbatoio di sfioro».
L’oleodotto, attualmente, risulta in stand-by dopo lo stop alle operazioni (gennaio 2015) nell’impianto Collombey-Muraz, con il serbatoio di sfioro a contenere una quota di idrocarburi e una quota parte di acque confluite nel tempo, per essere pronto «a una eventuale richiesta di riavviamento della raffineria svizzera».
Le cause dello sversamento
Eni ricostruisce, infine, che la causa dello sversamento può essere dovuta, appunto, al «malfunzionamento di una valvola di non-ritorno posta sulla linea di svuotamento» a causa, probabilmente, «delle eccezionali piogge di quei giorni».
Questo avrebbe provocato un ritorno di parte dei liquidi del serbatoio nel sistema di recupero e nel cavedio della sala pompe e di una sala adiacente.
Da qui, un’infiltrazione avrebbe portato tali liquidi «nella condotta interrata delle acque bianche», collegata alla fognatura che conferisce al depuratore di Brissogne.
(al.bi.)