Solidarietà, contatto e bilanci
Rubrica di psicologia a cura della dottoressa Rossana Raso
Il periodo natalizio, come ci ricordano prontamente slogan e pubblicità, è connesso alle tematiche di bontà, condivisione, solidarietà. Certo, risulta riduttivo e anche un po’ ipocrita riscoprire il prossimo soltanto una volta l’anno, ma l’importanza di questa festività forse sta proprio nella possibilità di fermarsi un attimo, prendersi una pausa dalla quotidianità ed osservare ciò che ci circonda ricollocando un po’ le cose nella giusta prospettiva. Una sorta di “memento” annuale che possa farci da bussola nel considerare cosa abbiamo, cosa c’è intorno a noi, come adottare un’ottica meno individualistica e più tendente alla socialità e quali passi potremmo fare per vivere meglio con noi stessi e con gli altri. Ci si augura ovviamente che ciò non si esaurisca alla stessa velocità con cui gli addobbi vengono dismessi dalle case terminato il periodo, ma che si tratti di un seme che cresca e germogli piantando solide radici. Non ci rendiamo abbastanza conto infatti di come a volte decentrarsi un po’ dalla prospettiva consueta e fare qualcosa di genuinamente altruistico possa essere importante non solo per chi riceve il nostro gesto, ma per chi lo compie soprattutto. Eppure, a sensazione, questo è stato forse uno di quegli anni in cui il senso di comunione si percepiva meno.
L’unione non è soltanto sinonimo di carità, aiuto e uscita dall’individualismo. È anche rendersi conto della presenza di chi ci è più vicino, riscoprire le relazioni familiari e amicali trascurate o che si stanno consumando e recuperare noi stessi. Si potrà obiettare che non tutti hanno la possibilità di ritrovare contatti e legami, ad esempio con chi non c’è più. Concretamente no, è vero, ma la vicinanza non è solo corporea e materiale, può essere infatti mentale, spirituale, interiore. A prescindere dalle credenze individuali, questo periodo dell’anno che così tanto suscita in noi e ci pervade di malinconia, può essere l’occasione di un tributo, un ricordo per chi non c’è più, una riscoperta di momenti più o meno piacevoli o dolorosi, un’occasione di rielaborare o far riaffiorare parti importanti senza cercare strenuamente di nasconderli o nasconderceli.
Le feste non devono essere per forza un momento spensierato come indica in maniera erronea il termine. Possono invece essere un’opportunità di raccoglimento e profondo contatto con noi stessi ed i nostri irrisolti. Il significato di questo periodo non dovrebbe essere quello consumistico dei regali o dell’annebbiarci mente e stomaco con cibi e bevande in quantità, ma riscoprirci, ritrovare la nostra interiorità e chi ci sta intorno, nella maniera più autentica.
È anche un momento di bilanci che può essere molto temuto e pesante, ma soltanto da questo può scaturire lo slancio successivo. La valutazione complessiva può risultare in pari, in perdita o in attivo, ma non si tratta di una conclusione definitiva, quanto dell’occasione di chiedersi cosa si possa fare in prima persona per variare la situazione o mantenerla costante a seconda del desiderio che ci muove.
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