Processo Finaosta: assolti Rollandin, Lévêque e Perron
I tre erano accusati di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Tutti assolti con formula piena. Si conclude così il processo in primo grado (rito abbreviato) relativo alla nomina del presidente di Finaosta.
La Procura aostana (pm Luca Ceccanti) aveva portato alla sbarra tre imputati; l’ex presidente della Regione Augusto Rollandin (oggi consigliere regionale sospeso), l’ex assessore regionale Ego Perron e l’ex presidente della finanziaria Massimo Lévêque.
L’accusa era turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
L’inchiesta
Secondo la Procura della Repubblica di Aosta, nel marzo 2015, prima che fosse pubblicato il bando per la nomina del presidente di Finaosta, Augusto Rollandin ed Ego Perron ne avrebbero comunicato il contenuto a Lévêque.
I due amministratori regionali (Rollandin era presidente della Regione, mentre Perron era assessore al bilancio), e quindi “pubblici ufficiali”, si sarebbero anche spesi in rassicurazioni, arrivando a garantire a Lévêque che il compenso previsto (31 mila 500 euro all’anno), sarebbe stato aumentato fino a 100 mila euro; secondo la ricostruzione degli inquirenti, Lévêque ne aveva chiesti almeno 80 mila.
Il processo
Dopo l’udienza dell’8 aprile – quando il sostituto procuratore Luca Ceccanti, al termine della requisitoria aveva chiesto la condanna a 2 anni per tutti gli imputati -, lunedì 13 maggio sono andate in scena le repliche del pm e, successivamente, le controrepliche dei legali.
Nell’aula al primo piano del Tribunale di Aosta erano presenti tutti e tre gli imputati, con Lévêque che si è presentato in via Ollietti con largo anticipo rispetto all’orario dell’udienza (fissato alle 9.30); Perron, invece, è arrivato alle 9.15 accompagnato dal suo avvocato (Corinne Margueret) e dai legali dei coimputati (Andrea Balducci per Augusto Rollandin e Maria Rita Bagalà per Lévêque) (foto sotto).
Rollandin, ex presidente e attuale consigliere sospeso in virtù della Legge Severino, è entrato in aula cinque minuti dopo l’inizio dei lavori.
Il pm ha parlato per circa 30 minuti, dopodiché i vari difensori hanno preso la parola (un’oretta in totale). Lévêque ha poi chiesto di fare spontanee dichiarazioni e, in poco più di dieci minuti, ha raccontato la sua verità sulla vicenda.
L’udienza è terminata verso le 11.40. Il gup Luca Fadda si è quindi ritirato in camera di consiglio e, poco prima delle 13, ha pronunciato in aula la sentenza; le motivazioni sono attese entro 30 giorni e gli uffici inquirenti coordinati dal procuratore capo Paolo Fortuna attendono le carte per valutare l’eventuale Appello.
Perron: «Questo non ripaga delle difficoltà che abbiamo sopportato in questi anni»
I primi a lasciare l’aula (il processo era a porte chiuse) sono Perron e l’avvocato Margueret. «Contenta e felice per il mio assistito – commenta il difensore dell’ex assessore -. L’assoluzione è stata piena (il fatto non sussiste ndr), quindi le argomentazioni delle difese sono state completamente accolte».
È positivo Perron e la prende quasi con filosofia: «Un pezzo alla volte le cose mi sembra che si sistemino». L’ex amministratore regionale aggiunge: «Chiaro che questo, pur nella felicità, non ripaga delle difficoltà che abbiamo sopportato in questi anni per fatti che un giudice ha detto “non esistevano”. Quindi, da questo punto di vista, oggi non possiamo che rallegrarci però questa vicenda, come le altre, ha pesato e non poco da un punto di vista professionale e personale. Comunque esprimiamo massima soddisfazione e ringraziamo gli avvocati per il lavoro fatto».
Lévêque: «Finiscono due anni di incubo»
Comprensibilmente soddisfatto anche Lévêque, difeso in giudizio dall’avvocato Bagalà (foto). «Finiscono due anni di incubo per essere dovuto finire qui (in Tribunale ndr) senza aver fatto niente, anzi avendo subito semmai dei danni personali e famigliari. Sono soddisfatto e un po’ più leggero».
L’ex n°1 di Finaosta, sollecitato dai cronisti, ha poi riassunto le dichiarazioni spontanee che aveva fatto in aula in mattinata. «Ho ripercorso quello che, dal mio punto vista, è successo – spiega -. Nulla di losco o di strano e di concordato».
Difesa Rollandin: «Questo processo non poteva che finire così»
Rollandin non era presente in aula al momento della pronuncia della sentenza. L’ex presidente ha lasciato il Tribunale quando il giudice si è ritirato in camera di consiglio.
Ad ascoltare il verdetto, i legali Andrea Balducci e Carlo Federico Grosso. È proprio quest’ultimo a concedersi ai cronisti: «Assoluzione perché il fatto non sussiste» con «piena prova di innocenza» spiega l’avvocato. Secondo il difensore del foro di Torino, «questo processo non poteva che finire così. I giudici hanno fatto una sentenza assolutamente ineccepibile».
«Non esisteva il reato né in fatto né in diritto – aggiunge l’avvocato Grosso -. La sentenza non poteva che essere assolutoria e con formula piena».
In foto, Ego Perron e l’avvocato Margueret in aula.
(federico donato)