Sviluppo sostenibile, in Valle d’Aosta peggiorano salute e benessere
Sviluppo sostenibile, in Valle d’Aosta peggiorano salute e benessere.
E’ quanto rileva l‘Asvis (l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), che pubblica l’analisi aggiornata al 2017, rispetto al raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Il percorso di ogni regione e provincia autonoma verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, non è per niente omogeneo e questo rende difficile all’Italia, il raggiungimento di quella forma di sviluppo economico, compatibile con la salvaguardia dell’ambiente.
La Valle d’Aosta, così come tutte le altre regioni italiane, per questo motivo viene monitorata dall’Asvis per misurare l’andamento della sostenibilità. Dal rapporto appena pubblicato affiorano tutti i punti di forza e di debolezza delle regioni e delle province autonome nel percorso verso la piena sostenibilità economica, sociale, ambientale e istituzionale.
Otto anni di monitoraggio
Tra il 2010 e il 2017 la Valle d’Aosta mostra un peggioramento in salute e benessere e in pace, giustizia e istituzioni forti ma migliora per “istruzione di qualità”, “acqua pulita e servizi igienico sanitari”, “energia pulita e accessibile”, “imprese, innovazione e infrastrutture”, “consumo e produzione”. Rimane con un andamento costante, in linea con la media nazionale, con “città e comunità sostenibili”.
Italia in ritardo
«L’Italia è indietro nel percorso di transizione verso lo sviluppo sostenibile e poiché molte politiche sono di competenza delle regioni e delle province autonome spetta anche a loro adottare i provvedimenti necessari per accelerare questo processo», sottolinea il portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini.
Ma il progetto di monitoraggio appartiene ad un disegno più ampio. «La collaborazione già instaurata con alcune amministrazioni regionali – dichiara il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini – dimostra i vantaggi del coinvolgimento della società nei processi di valutazione e di programmazione, anche in vista dell’adozione dell’Agenda 2030 come quadro di riferimento del bilancio europeo per il periodo 2021-2027. Le regioni che avranno già orientato le proprie politiche allo sviluppo sostenibile saranno maggiormente in grado di proporre progetti finanziabili dai fondi comunitari».
L’attenzione ai diversi territori che compongono il nostro Paese non solo è giustificata dalla loro eterogeneità, ma appare pienamente coerente con la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), approvata dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica nel dicembre del 2017.
(angela marrelli)
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