Rete civica: elezione diretta del presidente e della squadra
Nella proposta di legge prevista l'incompatibilità tra i ruoli di consigliere e assessori, cinque quelli previsti
Affidare la scelta del presidente della Valle d’Aosta e della sua squadra agli elettori, l’abbassamento della soglia di sbarramento al 4% e l’incompatibilità tra la carica di consigliere e assessore regionale: sono alcuni dei punti cardine della proposta di riforma della legge elettorale regionale, presentata nel pomeriggio di oggi da Rete civica.
Aperti al dialogo
Chiara Minelli, Alberto Bertin e Loris Sartore si sono affrettati a dire: «non c’è nessuna coincidenza tra la presentazione e la crisi di governo. Non potevamo procedere prima della pubblicazione della riforma approvata in febbraio». Hanno aggiunto: «nessuna intenzione di andare in maggioranza» ma hanno lasciato la porta aperta al dialogo «su punti precisi da decidere con gli organi e la base del movimento». In sala come uditori Delio Donzel (Uv) e Renato Favre (Area civica-PnV).
La riforma
«E’ una riforma elettorale che si propone di cambiare radicalmente la forma di governo». Lo ha sottolineato il consigliere comunale di Rc Sartore. L’obiettivo: dare più poteri ai cittadini elettori e avere una maggioranza e una giunta che dureranno l’intera consiliatura. «Consentirà di uscire dal vortice dei ribaltoni e dall’inconsistenza amministrativa di questi ultimi anni». Ha aggiunto. La proposta si fonda sull’elezione diretta del presidente e del suo esecutivo ovvero cinque assessori tecnici «i cui costi saranno compensati con la diminuzione delle indennità di carica. Dunque un’operazione a costo invariato» ha puntualizzato Bertin. Per fare chiarezza 35 consiglieri più i sei membri del governo.
Il premio di maggioranza resta al 42% ma viene legato al candidato presidente; il suo raggiungimento porta la maggioranza a 21. Qualora questi non ottenesse il 42% si procede al turno di ballottaggio; il candidato che avrà la meglio al secondo turno si porterà a casa una maggioranza a 19. Il quorum dal 5,7% passa al 4% «per garantire la rappresentanza delle forze politiche di piccole dimensioni» ha spiegato Minelli. La proposta prevede che ai gruppi di minoranza vadano quantomeno 11 seggi. E’ previsto il voto di sfiducia del Consiglio alla Giunta e al suo presidente ma questo comporta lo scioglimento del Consiglio regionale e nuove elezioni.
(danila chenal)