Inchiesta Bccv: la corte d’appello conferma le condanne per Perron, Cossard e Linty
Per l'ex assessore regionale la condanna è a un anno 8 mesi di reclusione (pena sospesa) per gli ex presidenti della Banca valdostana sei mesi ciascuno
La Corte d’Appello di Torino ha condannato a un anno e 8 mesi di reclusione (pena sospesa) l’ex assessore alle Finanze della Regione Valle d’Aosta Ego Perron; a sei mesi di reclusione (pena sospesa) ciascuno degli ex presidenti della Bcc Valdostana Martino Cossard e Marco Linty. Erano imputati per induzione indebita a dare o promettere utilità. Per l’accusa i banchieri erano stati indotti alla stipulazione di un contratto di affitto di locali di proprietà di Perron in cui trasferire la filiale della Bccv di Fénis. Il contratto era stato successivamente annullato per un vincolo d’uso dell’immobile. In cambio l’allora assessore avrebbe sostenuto la loro candidatura ai vertici della banca alle elezioni di rinnovo del cda, nella primavera del 2015. Attese le motivazioni entro 60 giorni.
La vicenda
Confermare le condanne emesse in primo grado nell’ambito dell’inchiesta Bccv. Questa era stata la richiesta formulata alla Corte d’Appello dal sostituto procuratore generale di Torino, Giancarlo Avenati Bassi. Nel novembre 2017, il gup del Tribunale di Aosta Davide Paladino aveva condannato l’ex assessore regionale Ego Perron e i due ex presidenti dell’istituto bancario, Martino Cossard e Marco Linty. L’accusa era di induzione indebita a dare o promettere utilità. Mentre Cossard e Linty erano stati condannati a un anno, per Perron il gup aveva sentenziato 3 anni di reclusione. L’inchiesta, coordinata dal pm Luca Ceccanti, riguardava il trasferimento – mai andato in porto – della filiale di Fénis della Banca nell’ex bar-ristorante Lo Bistrot. Secondo l’accusa, Perron, con l’obiettivo di ottenere un contratto di locazione per l’immobile, si prodigò per far rieleggere Linty nel consiglio di amministrazione della banca.
AGGIORNAMENTO
Il 14 gennaio 2021, tutti gli imputati sono stati assolti dalla Corte di Cassazione.
(re.newsvda.it)