Coronavirus, Cigil, Cisl e Uil: servono tamponi a tappeto
ATTUALITA'
di Luca Mercanti  
il 31/03/2020

Coronavirus, Cigil, Cisl e Uil: servono tamponi a tappeto

Per le tre sigle sindacali, gli anziani non sono malati di serie B e gli operatori socio-sanitari non sono carne da macello

«Basta far finta di nulla! Servono tamponi a tappeto: la Regione si dia una mossa». E’ la richiesta di Cgil, Cisl e Uil della Valle d’Aosta. Le tre sigle sindacali con le loro categorie di Funzione Pubblica e dei Pensionati sul piede di guerra. «La politica metta in atto strategie pragmatiche e incisive – si legge in una nota -. Siamo una regione a statuto speciale, eppure in altre regioni a statuto ordinario vediamo prese di posizione concrete per contrastare questa pandemia. In Valle d’Aosta sulla questione “coronavirus nelle microcomunità” c’è lassismo».

Le tre sigle sindacali rilevano che «le microcomunità sono il fronte di fuoco della lotta al coronavirus. Il numero di contagi nelle strutture per anziani in Valle d’Aosta è molto alto, così come quello dei decessi. Se i numeri sono quelli che conosciamo e in continua crescita, abbiamo il timore che non si arrestino, almeno nell’immediato, con il rischio di una vera e propria tragedia. La politica regionale, che ha la responsabilità di questa emergenza, non sembra proprio brillare né per trasparenza dei dati, né per capacità di gestione. Anzi si lascia andare a dichiarazioni infelici come quella del presidente Testolin nei confronti degli operatori socio-sanitari delle microcomunità. Un atto deplorevole proprio contro chi, in questo momento di elevata emergenza, non viene tutelato con dpi adeguati e tamponi. In molte regioni, infatti, anche vicino alla nostra, hanno dato disposizioni puntuali per effettuare tamponi a tappeto, sia per gli ospiti delle microcomunità che per gli operatori socio-sanitari. È incomprensibile, quindi, in questo momento l’inerzia della Giunta regionale sulle microcomunità. L’impressione è che si cerchi di minimizzare il problema o ancora peggio di mettere la testa sotto la sabbia. Gli anziani non sono malati di serie B e gli operatori socio-sanitari non possono essere trattati come carne da macello».

(re.aostanews.it)

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