Operazione FeuDora: quel camion sospetto e il presunto “fiancheggiatore” calabrese
Dalle carte dell'inchiesta emerge il nome di Pietro Favasuli (52 anni e residente ad Africo, in Calabria), cioè l'unico indagato a piede libero di cui si conoscono le generalità
Operazione FeuDora: quel camion sospetto e il presunto “fiancheggiatore” calabrese.
Chi trasportava la droga in Valle d’Aosta? Gli investigatori del Gruppo Aosta della Guardia di finanza sono al lavoro per vederci chiaro.
Secondo i militari, era proprio Giuseppe Nirta – presunto capo della “piramide” criminosa dedita allo spaccio di cocaina ed eroina in Valle – a recarsi in Calabria per il rifornimento. Tuttavia, come appurato da specifici controlli, non era lui a trasportare il “vino rosso” (l’eroina) e il “vino bianco” (la cocaina) da una parte all’altra dello Stivale. Quindi chi è che lo aiutava?
Proprio riguardo a quest’ultimo interrogativo, dalle carte dell’inchiesta emerge il nome di Pietro Favasuli (52 anni e residente ad Africo, in Calabria), cioè l’unico indagato a piede libero di cui si conoscono le generalità. Nei suoi confronti, il pm Francesco Pizzato aveva chiesto l’applicazione di una misura cautelare; tuttavia, il gip ha respinto la richiesta della Procura.
Il camion proveniente dalla Calabria
Uno dei principali episodi relativi all’approvvigionamento di droga dalla Calabria emerge dalle 157 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Giuseppe Colazingari.
E’ il 9 febbraio 2020 e Nirta, insieme a un amico, intraprende un viaggio verso la sua terra d’origine, dove rimarrà fino al 12 febbraio. Mentre si trova in calabria, il presunto “capo” chiama la figlia e la informa del fatto che «le cibarie» che comprerà arriveranno ad Aosta il 22 febbraio, poiché partiranno soltanto il 19.
Altra telefonata interessante – secondo gli inquirenti – riguarda una conversazione tra Nirta e Favasuli; nel corso della chiamata, i due si accordano per incontrarsi e andare da un certo “Schicchi”.
Si arriva poi al 22 febbraio e la Guardia di finanza decide di predisporre appositi servizi di osservazione e pedinamento nei confronti di Nirta. L’indagato (rientrato in Valle) prima di uscire di casa telefona all’amico con cui si era recato in Calabria e gli comunica che «il camion» sarebbe arrivato dopo un’ora e mezza circa e che si sarebbero visti «lì». Poco dopo, grazie alle intercettazioni predisposte, i militari vengono a sapere che l’amico di Nirta si sta recando nei pressi del luogo di arrivo di un camion proveniente dalla Calabria, per incontrarsi con una persona.
Nell’ordinanza si legge che «l’attività di pedinamento e osservazione posta in essere nei confronti» della persona che aveva viaggiato con Nirta in Calabria «ha condotto la Finanza in via Volontari del Sangue, ad Aosta, dove è stato notato un grande camion telonato in sosta con molti automezzi e molta gente intorno». Dopo circa 30 minuti, i due (l’amico di Nirta e l’atro soggetto con cui si è incontrato) si allontanano e si recano prima a casa di uno e poi dell’altro; qui, i due vengono raggiunti proprio da Nirta.
Sempre il 22 febbraio, viene intercettata una breve telefonata tra Nirta e Favasuli, in cui però i due sembrano solo salutarsi.
Passano i giorni e, qualche settimana dopo, Nirta informa Giuseppe Ficara (arrestato martedì nell’ambito dell’operazione FeuDora) del fatto che nel corso del mese sarebbero arrivati altri «due pacchi e mezzo» e, si legge nell’ordinanza, «mette in relazione a tale arrivo la figura di «cugino (appellativo con cui Nirta chiama Favasuli), confermandone così il ruolo nell’approvvigionamento di droga».
Il no del gip alla misura cautelare
Come detto, la Procura aveva chiesto l’applicazione di una misura cautelare anche nei confronti di Favasuli.
Il gip ha ritenuto che «la possibilità di chiamare “cugino” per avere altro stupefacente» può generare «sospetti circa il ruolo di Favasuli». Tuttavia, «le conversazioni intercettate non contengono alcun riferimento a sostanza stupefacenti o a denaro, così come non è dato sapere se effettivamente i pacchi prelevati» dal camion dai due amici di Nirta di cui si è parlato «contenessero stupefacente».
In aggiunta, non risultano contatti telefonici tra Nirta e Favasuli dopo il 16 marzo.
Per questi motivi, «la richiesta» formulata dalla Procura «non può essere accolta», conclude il gip.
I militari guidati dal tenente colonnello Francesco Caracciolo e coordinati dal pm Francesco Pizzato, comunque, sono al lavoro per capire come (e chi) trasportasse la droga dalla Calabria alla Valle d’Aosta.
Insomma, l’inchiesta è tutt’altro che chiusa.
(f.d.)