Processo Geenna, Augusto Rollandin: «Nessun rapporto con Marco Di Donato e Monica Carcea»
L'ex presidente della Regione e attuale consigliere regionale sospeso è stato sentito come testimone nell'ambito del processo Geenna
Processo Geenna, Augusto Rollandin: «Nessun rapporto con Marco Di Donato e Monica Carcea».
E’ durata poco più di 5 minuti l’audizione dell’ex presidente Augusto Rollandin, sentito come teste delle difese nell’ambito del processo Geenna oggi, mercoledì 24 giugno.
Limitandosi a risposte molto concise, Rollandin ha di fatti respinto ogni collegamento con gli imputati nel processo su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta.
Nilo Rebecchi
Rispondendo alle domande dell’avvocato Nilo Rebecchi (difesa Nicola Prettico, imputato per associazione mafiosa), l’ex presidente ha spiegato: «Conosco Nicola Prettico da tempo, con lui ho avuto un rapporto positivo. So che aveva incarichi politici. Fa parte dell’Uv e faceva parte del Conseil Fédéral».
Riguardo alla copia della carta d’identità di Rollandin di cui Prettico era stata trovato in possesso, il teste si è limitato a dire: «Non ricordo di aver mai consegnato una copia del documento a Prettico».
L’avvocato Rebecchi ha poi chiesto al teste se «Prettico le ha mai accennato a problemi di Monica Carcea nell’ambito della giunta comunale di Saint-Pierre?». Risposta: «No, non sono stato interessato».
Ha quindi preso la parola l’avvocato Claudio Soro (difesa Monica Carcea, ex assessora di Saint-Pierre accusata di concorso esterno), il quale ha chiesto a Rollandin di parlare dei suoi rapporti con Carcea. L’ex presidente ha spiegato: «Io non la conosco personalmente, so solo chi è», per poi negare di aver mai incontrato l’imputata insieme a Marco Fabrizio Di Donato (imputato per 416 bis a Torino).
Monica Carcea (a sinistra) e l’avvocato Corinne Margueret
Dall’ordinanza con cui il gip di Torino fece scattare il blitz del 23 gennaio 2019 però si legge che, nel febbraio 2016 nell’abitazione di Marco Fabrizio Di Donato viene registrata una conversazione tra quest’ultimo e il cugino del marito di Carcea, il quale «ha bisogno di parlare con Rollandin ma non conoscendolo, cerca Di Donato che, da come emerge dall’intercettazione, sembra conoscere bene il presidente della Regione». Secondo gli investigatori «nel corso della conversazione Di Donato riferisce di essere stato da Rollandin con Carcea e che in quel frangente sarebbe emerso che il presidente conosce la famiglia» del marito di Carcea «tanto da sapere che alle ultime elezioni comunali non tutti i membri della famiglia hanno votato per Carcea». Ciò detto, nell’ordinanza viene specificato che «la cosa importante che emerge dalla conversazione resta comunque il fatto che dopo le elezioni comunali c’è stato un incontro con Rollandin al quale hanno partecipato sicuramente Carcea e Marco Fabrizio Di Donato. Nella circostanza quest’ultimo ha sottolineato la buona riuscita dell’elezione per la Carcea e con tale risultato ha potuto richiedere l’appoggio di Rollandin per un incarico rilevante da affidare alla donna».
Circostanza però negata da Rollandin, il quale in aula ha anche precisato: «Non ho avuto nessun rapporto con l’ex sindaco di Saint-Pierre Paolo Lavy».
Il riferimento qui è anche al passaggio dell’ordinanza in cui si legge: «Marco Di Donato e Antonio Raso e gli altri appartenenti al sodalizio criminoso non solo sono riusciti a fare eleggere il candidato da loro sostenuto all’interno di una amministrazione comunale (Carcea ndr), ma hanno anche chiesto all’allora presidente della Regione (Rollandin ndr) un appoggio politico per ottenere la nomina della Carcea a un importante assessorato del comune di Saint-Pierre, come dimostrato dall’immediatezza della chiamata asseritamente fatta da Rollandin al sindaco di Saint-Pierre subito dopo la nomina della Carcea». Circostanze negate dall’ex sindaco di Saint-Pierre Paolo Lavy che, sentito come teste, aveva affermato di non aver ricevuto «chiamate o pressioni da Rollandin» per la nomina di Carcea ad assessore.
Paolo Lavy
Passando ai presunti incontri organizzati – ma mai avvenuti – con l’allora governatore della Calabria, rispondendo alle domande dell’avvocato Ascanio Donadio (difesa Antonio Raso, accusato di associazione mafiosa) Rollandin ha replicato: «Non ho mai chiesto incontri in Valle con il presidente della Calabria. C’era una tradizione che era Sant’Orso in cui il comune di Aosta, in accordo con la Regione, invitava alcuni eletti di San Giorgio Morgeto e della regione per vedere la Foire». Ha poi aggiunto: «Salvatore Addario non mi ha mai chiesto di organizzare un incontro con l’allora presidente della Calabria».
Il teste ha comunque ammesso di aver preso parte a una cena, nella notte della Veillà (la notte bianca della Foire) del 2012 nel ristorante di Raso ma «ero stato invitato come presidente della giunta regionale. In quell’occasione ho partecipato, ho saluto e me ne sono andato. Mi hanno accompagnato alla porta e fuori non c’è stato nessun dialogo».
(f.d.)