Carcere Brissogne, mega rissa tra due fazioni di detenuti. La Polizia: adesso basta
Il sindaco Sappe denuncia la grave situazione in cui versa la casa circondariale valdostane e le altre carceri italiane
Giornata di follia e violenza mercoledì 12 agosto carcere di Brissogne. Solamente il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari ha tamponato le conseguenze di una improvvisa e sciagurata rissa tra detenuti. Lo denuncia in un comunicato stampa la Segreteria regionale Piemonte-Valle d’Aosta del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE per voce del dirigente sindacale di Aosta, Massimo Chiepolo.
«Quel che è accaduto, ha riportato alla ribalta le difficoltà della struttura detentiva e delle gravi condizioni operative nelle quali lavora ogni giorno il personale di Polizia penitenziaria – si legge nella nota -. Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli Agenti di Polizia Penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni?»
La rissa
In Sindacto riferisce che «nella mattinata di mercoledì 12 agosto, all’interno di un reparto della Casa circondariale di Aosta, è scoppiata una rissa tra due fazioni di detenuti, una composta da maghrebini e l’altra dal resto delle etnie, per motivazioni ancora da accertare. Solamente l’intervento del personale di Polizia Penitenziaria è riuscito a riportare la calma. Diversi ristretti sono rimasti feriti e, fortunatamente, nessun agente ha riportato danni malgrado l’intervento sia avvenuto in un clima di guerriglia con immobili e suppellettili distrutti ed usati come armi. Ovviamente tutto ciò si è potuto verificare grazie al regime “aperto” e solamente la prontezza e professionalità del personale intervenuto ha evitato un epilogo ben più drammatico».
Impietoso il giudizio di Vicente Santilli, segretario regionale SAPPE Piemonte Valle d’Aosta: «così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. E purtroppo non vediamo azioni decise da parte di Ministero della Giustizia e Dipartimento Amministrazione Penitenziaria tese a tutelare i poliziotti, come ad esempio la fondamentale necessità di istituire le camere di sicurezza presso gli ospedali ed ogni altra iniziativa finalizzata a contrastare le aggressioni, le colluttazioni e i ferimenti si verificano costantemente, con poliziotte e poliziotti contusi, offesi e feriti e addirittura colpiti dal lancio di feci e urine dei detenuti, con celle devastate ed incendiate. Basta!».
La situazione delle carceri italiane
Al 31 luglio scorso, erano detenute nelle carceri del Paese 53.619 persone rispetto alla capienza regolamentare di poco meno di 50mila posti.
Gli stranieri ristretti nelle nostre carceri sono 17.510 (il 33%). Ben 100.891 i soggetti seguiti dagli Uffici di esecuzione penale esterna, 1.322 i minorenni e giovani adulti presenti nei servizi residenziali e 13.190 quelli in carico ai servizi della Giustizia minorile.
«Gli eventi critici contro gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria sono aumentati in maniera spaventosa – aggiunge Santilli -. Siamo passati dalle 378 aggressioni agli Agenti del primo semestre 2019 ai 502 del successivo semestre, dai 737 ai 1.119 telefonini rinvenuti e sequestrati ai detenuti, dalle 477 minacce-violenze-ingiurie alle 546, dalle 3.819 alle 4.179 manifestazioni di protesta. Senza dimenticare le recenti rivolte in oltre trenta strutture detentive sull’intero territorio nazionale, con circa 60 poliziotti penitenziari feriti e contusi, 13 detenuti morti per abuso di farmaci (9 a Modena e 4 a Rieti), interi Reparti detentivi devastati, incendiati e distrutti, Agenti sequestrati, maxi evasioni, fuoco e fiamme un po’ ovunque. E tutto questo in assenza di provvedimenti utili a garantire la sicurezza e l’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria».
(re.aostanews.it)