Processo Geenna, il pm: «Parlando del “taglio della coda” Di Donato estrasse un’arma»
Il pubblico ministero, nel corso della requisitoria, ha attaccato la tesi difensiva secondo cui Marco Di Donato stava scherzando quando parlò a Nicola Prettico del "taglio della coda" di Alessandro Giachino
«Il taglio della coda di Alessandro Giachino? Era una battuta». Si era giustificato così Marco Fabrizio Di Donato, presunto boss del Locale di ‘ndrangheta aostano, condannato a Torino in primo grado. Anche Giachino, imputato per associazione mafiosa ad Aosta, aveva parlato di uno scherzo. L’episodio è stato documentato dai Carabinieri nell’ambito dell’inchiesta Geenna, su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta.
Ma in realtà, secondo la DDA di Torino, le cose non sono andate così.
Mercoledì 9 settembre, durante la sua requisitoria nell’ambito del processo Geenna, il pubblico ministero Stefano Castellani ha evidenziato come la risata che si sente nell’ambientale – su cui si basa la tesi difensiva – non sarebbe stata generata da una battuta, ma dal fatto che Giachino sarebbe «diventato viola», cioè si sarebbe spaventato perché Di Donato avrebbe “scarrellato” un’arma da fuoco.
«Di Donato non ride subito dopo aver parlato del taglio della coda (rito di affiliazione alla ‘ndrangheta ndr) – ha tuonato Castellani -. C’è un secondo di silenzio. Cosa succede? Clak clak. Si sente un rumore metallico, un rumore meccanico, una molla che si aziona. Noi sappiamo cos’è quel rumore. E abbiamo motivo di ritenere che quel rumore sia lo “scaricamento” di un’arma. Solo dopo quel rumore Di Donato scoppia a ridere. E perché? Perché forse quel rumore sorprende qualcuno, ma di certo non Di Donato. Lui ride perché Giachino stava diventando viola, si spaventa».
L’audio dell’ambientale è stato riprodotto in aula.
(f.d.)