‘Ndrangheta: Testolin, Viérin e Bianchi sono indagati per concorso esterno
Dopo la trasmissione degli atti da parte del Tribunale di Aosta, la DDA di Torino ha iscritto i tre politici nel registro degli indagati
‘Ndrangheta: Testolin, Viérin e Bianchi sono indagati per concorso esterno.
Sono indagati per concorso esterno in associazione mafiosa due ex presidenti della Regione Valle d’Aosta, Renzo Testolin, attuale consigliere regionale dell’Union valdotaine, e Laurent Viérin.
Risulta indagato anche l’ex consigliere regionale Luca Bianchi.
La notizia è stata anticipata dal Tgr.
Un atto dovuto, da parte della DDA di Torino, dopo la trasmissione degli atti della sentenza del processo Geenna da parte del Tribunale di Aosta, che segnala “indizi del reato” a loro carico.
I tre sono stati iscritti nel fascicolo dell’inchiesta Egomnia sulle elezioni regionali del 2018, dove Bianchi e Viérin risultavano già indagati per voto di scambio insieme all’ex presidente della Regione Antonio Fosson e all’ex assessore Stefano Borrello; questi ultimi, si erano dimessi nel dicembre 2019 dopo che la notizia del loro coinvolgimento nell’indagine della DDA era apparsa sui giornali.
La sentenza
A far ripiombare piazza Deffeyes nel caos sono state le motivazioni della sentenza con cui il Tribunale di Aosta aveva condannato il primo grado Marco Sorbara, Monica Carcea, Nicola Prettico, Antonio Raso e Alessandro Giachino. Contestualmente al deposito, infatti, il Collegiale presieduto da Eugenio Gramola aveva trasmesso ai pm antimafia torinesi – Stefano Castellani e Valerio Longi – alcuni atti riguardanti Testolin, Viérin e Bianchi. Per i giudici aostani, esistono indizi di reità per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso.
Alessandro Giachino davanti al Tribunale
Durante il processo Geenna, Alessandro Giachino (condannato in quanto ritenuto un membro del Locale di ‘ndrangheta) ha parlato dei suoi rapporti con i politici. Rispondendo alle domande dei pm, infatti, aveva spiegato: «Con Testolin siamo amici perché è un mio vicino di casa e mi ha visto crescere. Abbiamo sempre avuto ottimi rapporti. So, anche se sono detenuto, che la sua famiglia ha chiesto ai miei come stessi dopo l’arresto». E l’imputato aveva anche riferito di essere un «grande amico» di Laurent Viérin. «Abbiamo tre anni di differenza e ci conosciamo da quando siamo ragazzini – aveva spiegato in aula -. Si tratta di 30 anni di conoscenza, non di un’amicizia nata per le elezioni o per uno scambio di voti».
Amicizia coltivata anche Luca Bianchi, «perché si parla di 20 annidi lavoro al Casinò insieme. In campagna elettorale non mi sono mai interessato perché non mi sono mai candidato. Al massimo ho dato il mio voto e quello della mia famiglia,un aiuto ai miei amici».
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici Eugenio Gramola, Marco Tornatore e Maurizio D’Abrusco dedicano un capitolo dedicato al «condizionamento delle elezioni regionali del maggio 2018», il Collegiale evidenzia come «può ritenersi acquisitala prova che almeno due importanti personaggi pubblici sono stati sostenuti dalla‘ndrangheta». E si tratta di Laurent Viérin e Renzo Testolin.
L’infiltrazione nella politica
In generale, comunque, «traspare in modo evidente la capacità del sodalizio criminale di infiltrarsi nelle politica valdostana, di condizionare le preferenze elettorali degli elettori di origine calabrese e, in prospettiva, di condizionare anche le scelte dei politici favoriti, i quali, se non altro per sdebitarsi del favore ricercato e ricevuto, non avrebbero potuto che assecondare le richieste» del Locale di ‘ndrangheta.
Luca Bianchi
Il peso di Egomnia
E dopo aver ricostruito gran parte degli episodi contenuti nell’annotazione dei Carabinieri relativa all’inchiesta Egomnia – come l’incontro a casa di Giachino tra Roberto Di Donato e Laurent Viérin e le telefonate tra Giachino e Luca Bianchi – i giudici aostani spiegano: «L’importanza assunta dal sodalizio criminoso» è attestata «dall’interessamento dei vertici della politica valdostana versoi fratelli Di Donato (Marco e Roberto, entrambi condannati in abbreviato nel processo Geenna ndr), chiaramente percepiti come soggetti potenzialmente in grado di condizionare le preferenze elettorali degli elettori valdostani di origine calabrese, residenti ad Aosta e nelle immediate vicinanze». Eloquenti al riguardo «le lamentele di Laurent Viérin per l’assenza di Roberto Di Donato a un pranzo elettorale»; «l’interessamento di Pierluigi Marquis per lo stesso Di Donato, clamorosamente rifiutato da quest’ultimo»; «l’atteggiamento affettuoso e riconoscente di Renzo Testolin verso Alessandro Giachino»; «l’assoluta dipendenza di Marco Sorbara da Antonio Raso»; «il continuo sostegno elettorale del sodalizio e di Giachino in particolare verso Luca Bianchi».
I due ex presidenti: «Noi estranei»
Contattato telefonicamente domenica, Renzo Testolin aveva commentato:«Ho appreso con grande dispiacere e incredulità le notizie che mi riguardano divulgate dagli organi di informazione. Sapendo esattamente quali sono sempre stati il mio modo di agire e i miei comportamenti in amministrazione e nella vita di ogni giorno, oltre al rispetto che ho sempre riposto nelle istituzioni e nelle loro regole, e soprattutto in quella che ho tuttora l’onore di rappresentare,in cuor mio sono assolutamente sereno. Certo, trovarmi catapultato in situazioni che non si conoscono e che non mi appartengono, in più con una tale virulenza mediatica, dire che questa cosa fa male e svuota l’anima da qualsiasi altro pensiero non è sufficiente a esprimere quello che si prova. Ma non sono in grado al momento di esplicitare diversamente l’idea del mio attuale stato d’animo e delle mie emozioni».
Laurent Vierin fotografato dai Carabinieri
Dal canto suo, Laurent Viérin aveva affermato:«Confermo la mia completa estraneità a questi fatti, che sono profondamente lontani dai miei principi, ideali e valori, per i quali ho lottato durante tutta la mia vitae in favore dei quali ho operato nel corso della mia esperienza amministrativa.ho sempre espletato i miei ruoli e le varie funzioni ricoperte con onestà e senza macchie per tre legislature. Mi sento profondamente lontano da mondi e da modi che non mi appartengono, chi mi conosce lo sa. Voglio solo aggiungere che non potevo assolutamente sapere né immaginare nella primavera del 2018, malgrado ciò che si cerca di insinuare, che bere un aperitivo con un conoscente, che sarebbe poi stato accusato dopo parecchi mesi di certi fatti, potesse poi portare a certe accuse. Sono fiducioso nel poter dimostrare la mia assoluta estraneità a tutto ciò».
Ricorso in Cassazione contro le attenuanti generiche
Ma gli sviluppi legati alle inchiesta sulla ‘ndrangheta in Valle d’Aosta non finiscono qui. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Torino, gli imputati del processo Geenna che avevano scelto l’abbreviato non meritavano le attenuanti generiche. Per questo motivo, la Procura ha deciso di ricorrere in Cassazione contro parte della sentenza che lo scorso 17 luglio aveva portato a dodici condanne.
Il ricorso, in particolare, si riferisce alla posizione – tra gli altri – degli imputati Bruno Nirta, Marco Fabrizio Di Donato, Roberto Alex Di Donato e Francesco Mammoliti. Con la sentenza di primo grado, il gup Alessandra Danieli aveva riconosciuto le attenuanti generiche. Decisione non condivisa dai pm.
Già nella requisitoria pronunciata nel dibattimento del processo Geenna celebrato ad Aosta, il procuratore di Torino Anna Maria Loreto aveva affermato: «Non chiederemo le attenuanti generiche, consapevoli che gli imputati al termine dell’abbreviato se le sono viste riconoscere. I fatti sono gravissimi e la condotta che gli imputati hanno posto in essere non è marginale, ma di estrema importanza».
(f.d.)