La pallavolo valdostana con gli occhi lucidi per l’addio a Giorgio Moro
SPORT
di Davide Pellegrino  
il 12/02/2021

La pallavolo valdostana con gli occhi lucidi per l’addio a Giorgio Moro

In tanti a Sant'Orso per l'ultimo saluto al grande giocatore e allenatore, scomparso all'età di 78 anni

In un venerdì pomeriggio freddo e grigio di febbraio, il mondo della pallavolo valdostana ha salutato per l’ultima volta Pietro Giorgio Moro. Giocatore, allenatore, ma, soprattutto, colonna del volley valdostano, Moro si è spento a inizio settimana, pochi giorni dopo aver compiuto 78 anni.

A Sant’Orso la pallavolo valdostana con gli occhi lucidi

Sul sagrato della chiesa di Sant’Orso si sono radunate svariate generazioni di pallavolisti e allenatori di chez-nous. Non poteva mancare il gruppo dei veterani, quelli che hanno portato i colori valdostani, per la prima volta, fuori dalle montagne casalinghe a disputare il campionato di serie B.

Agostino Sinico: «Giorgio era una forza della natura»

Agostino Sinico, suo storico compagno di squadra, ricorda: «Giorgio era una forza della natura, arrivava ad attaccare la palla almeno 30 centimetri più in alto della media. Era un vero e proprio cavallo pazzo, che se veniva murato un paio di volte di seguito andava in tilt, come buona parte dei giocatori di istinto e potenza, ma era l’unico che ti poteva risolvere una partita.

A Ferdinando “Dado” Raspino (alzatore e altra colonna del volley valdostano che ci ha lasciati da poco, ndr) diceva sempre, mettimi la palla 40 centimetri sopra la rete e poi ci penso io. E così era: prendeva la rincorsa, faceva due passi dei suoi ed era punto. Giorgio aveva una vera e propria passione per la pallavolo, fu il primo di noi ad iniziare la carriera di allenatore».

Da ottimo attaccante a grandissimo coach

La carriera da coach lo ha visto, a partire dalla fine degli anni ’70, plasmare generazioni intere di pallavoliste.

In panchina, Moro ha riportato il settore femminile in serie B, ottenendo, nel 1989, la doppia promozione dalla C.

Monica Borio: «Adoravo allenarmi con lui»

«Di Giorgio ho un ricordo meraviglioso – dice Monica Borio, storica capitana del “suo” CCS Cogne -. È stato il mio allenatore, salvo qualche parentesi, dal 1977 al 2005. Il nostro rapporto è durato quasi tre decadi. Adoravo allenarmi con lui, alle volte si discuteva, perché sono un’agonista nata e non sempre condividevo le sue scelte, ma tra noi era nata una grande complicità, portata dalla medesima grande passione. Ricordo quando, prima di ogni partita, si consultava con me. Siamo stati una grande squadra».

Alessia Mussone: «È stato un allenatore tenero, ci ha insegnato ad amare la pallavolo»

Moro è stato assoluto protagonista anche negli anni 2000. «Con le giocatrici della mia generazione è stato un allenatore presente, tenero – racconta Alessia Mussone -; Giorgio è il tecnico che più di tutti mi fatto amare la pallavolo e crescere come atleta.

Ricordo le partite, i suoi schemi, le risate nel dopo partita a cena, ma anche i momenti difficili, come quando me lo sono ritrovato vicino in ospedale dopo il mio grave infortunio al ginocchio. Ho almeno 15 anni di ricordi che mi legano a lui. L’unico rimpianto è che non abbia fatto a tempo a vedere la mia piccola giocare. A Giorgio ho voluto un bene infinito».

La chiusura del cerchio con l’Olimpia maschile

Dotato di una passione passione inesauribile, Giorgio Moro ha messo la firma anche sulla promozione in serie B dell’Olimpia maschile nella stagione 2013-2014; a disposizione aveva un gruppo formidabile, compattatosi nel corso degli anni. L’anziano coach, anche in quell’occasione, ha dato il suo contributo per quello che sarà il suo terzo salto in B.

Un omone baffuto e severo, che mi ha trasmesso la sua passione

Tra le tante ragazzine a cui Giorgio Moro ha trasmesso il virus per il volley ci sono anch’io. Ricordo bene quando, poco più che quindicenne, arrivai in prima squadra; in panchina c’era un omone baffuto e severo, che mi metteva in soggezione.

È stato lui a insegnarmi la vera pallavolo, la disciplina di questo sport e a trasmettermi la sua passione. Durante le partite, se eravamo in difficoltà, ci spronava ripetendo: “Non sono mica marziane quelle là”. Hai ragione, Giorgio, loro non lo erano, tu forse sì. Grazie, a nome di tutte e tutti.

(antonella perriello)

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