Quart, una petizione per dire NO alla cava di ghiaia di Chétoz
All'Ufficio di presidenza del Consiglio Regionale è stata depositata nei giorni scorsi una raccolta firme sottoscritta da 99 cittadini. Secondo i promotori, la zona morenica andrebbe preservata e a rischio sarebbe anche la fauna, lepri, caprioli e cervi che perderebbero il loro habitat naturale
Quart, una petizione per dire NO alla cava di Chétoz.
Gli abitanti della frazione Chétoz a Quart e Jacquemin-La Plantaz a Nus si coalizzano per dire “no” all’apertura, da parte di privati, di una cava di ghiaia.
La settimana scorsa è stata depositata all’ufficio di presidenza del Consiglio regionale una petizione popolare sottoscritta da 99 cittadini.
La petizione
«Siamo preoccupati.
Da oltre vent’anni sopportiamo la discarica di inerti e ci sobbarchiamo l’andirivieni dei camion» – dice Ottavio Pession, tra i sottoscrittori della petizione.
Prosegue: «Il pianoro a ridosso delle abitazioni è una zona morenica molto bella e andrebbe preservata e tutelata».
I firmatari, infatti, manifestano timori per «l’impatto ambientale e visivo dell’opera» e ricordano come «nel sito di prevista estrazione sono presenti depositi glaciali di notevole interesse scientifico ubicati a soli 550 metri sul livello del mare e che potrebbero essere oggetto di visite da parte di istituti scolastici e universitari».
Per i promotori inoltre «ne patirebbe anche la fauna. Caprioli, lepri e cervi inevitabilmente perderebbero il loro habitat naturale».
Cava di Chétoz: le parole del sindaco Bertholin
«Ho colto la preoccupazione degli abitanti di Chétoz e, con loro, ho avuto un incontro per sviscerare l’argomento.
L’intervento è minimo, sarebbero estratti solo 7 mila metri cubi di ghiaia.
Non ha nulla a che fare con un progetto di vent’anni fa che prevedeva l’estrazione di 500 mila metri cubi: è la legge a non permetterlo più» – sottolinea il sindaco di Quart Fabrizio Bertholin.
Le parole del primo cittadino non rassicurano i firmatari.
Dice Pession: «Sappiamo che è già stata richiesta un’autorizzazione per altri 60 milia metri cubi. Temiamo una progressione».
Nella petizione si sottolinea, ancora, come «l’eventuale inizio degli scavi renderebbe la zona altamente instabile con alto rischio di smottamenti.
Gli scavi verrebbero eseguiti a valle dei confini dei terreni coltivati a pascolo andando ad interessare i prati pianeggianti limitrofi alle frazioni, con opera di sradicamento totale delle zone boschive secolari di roveri che da sempre hanno consolidato il terreno circostante».
Conclude Pession: «Una cosa è certa: molte piante sono già state tagliate».
Ad esaminare la petizione saranno le commissioni consiliari che fisserrano una audizione con i promotori dell’iniziativa.
(danila chenal)