Pinguino gigante in Nuova Zelanda, un valdostano nel team dei ricercatori
Simone Giovanardi sta concludendo la tesi del dottorato dedicato allo studio dei fossili dei pinguini alla Massey University, in Nuova Zelanda
Sono tanti i ragazzi che da bambini amano i dinosauri e i fossili. E anche per il valdostano Simone Giovanardi era così. Per lui, però, oggi non si tratta solo di una passione coltivata in tenera età, ma di una vocazione che si è trasformata in un lavoro.
Trentuno anni, laurea magistrale in Evoluzione del comportamento animale e dell’uomo in tasca, nel 2018 decide di fare le valigie e viene ammesso a un dottorato dedicato allo studio dei fossili dei pinguini alla Massey University, in Nuova Zelanda.
La scoperta
E proprio qui, insieme al ricercatore Daniel Thomas, si è reso protagonista di una scoperta importante per lo studio dell’evoluzione animale: quello trovato nel 2006 da un gruppo di giovanissimi escursionisti nei pressi di Hamilton (capoluogo del Waikato) era il fossile di un “pinguino gigante” vissuto tra i 27 e i 34 milioni di anni fa.
A certificarlo è stato proprio lo studio condotto da Giovanardi, Daniel Thomas e Daniel Sebka.
Il dossier è stato pubblicato sul Journal of Vertebrate Paleontology.
Le parole di Simone Giovanardi
«Si tratta del primo risultato così importante per me – spiega il valdostano dalla Nuova Zelanda -. Sono arrivato qui nel 2018 e, oltre a occuparmi del fossile con Thomas, ho studiato molto la storia dei pinguini. Dopo circa due anni lavoro, comunque, siamo riusciti a datare il fossile trovato nel 2006 tra i 27 e 34 milioni di anni fa. In quel periodo c’erano quelli che si chiamano “pinguini giganti” in Nuova Zelanda, così come in Australia e in Sudamerica».
Non si tratta quindi del primo fossile di “pinguino gigante” (chiamato così perché più alto di quelli di oggi) trovato in Nuova Zelanda, tuttavia, quello studiato alla Massey University ha una particolarità: «Rispetto ai pinguini giganti “Kairuku” trovati a sud – precisa il 31enne -, il nostro ha delle gambe molto più lunghe ed è quindi più alto, pensiamo fosse circa 1,4 metri. Proprio per questo motivo lo abbiamo chiamato WaeWaeRoa, che in lingua maori significa “gamba lunga”».
Nonostante l’importante traguardo raggiunto, per Giovanardi l’avventura non è ancora finita. Racconta: «Ora sono al lavoro sulla tesi per il dottorato, penso che sarà terminata per la fine dell’anno».
E poi? «Mi sto guardando intorno alla ricerca di qualche nuova opportunità – continua -. Mi piacerebbe proseguire questo tipo di ricerca, però so che è un settore complesso».
Il 31enne ha però le idee chiare: «Vorrei tantissimo continuare a studiare i pinguini e in generale tutto quello che riguarda l’evoluzione. Certo, mi piacerebbe tornare in Italia, però non voglio mettere vincoli; la cosa più importante è trovare un progetto davvero interessante».
Il percorso
E che Giovanardi non è uno che teme le nuove sfide lo si capisce osservando il percorso che lo ha portato dalla più piccola delle 20 regioni italiane alla Nuova Zelanda.
«Dopo aver studiato al Tecnologico del Maria Adelaide di Aosta – ricostruisce -, ho fatto la triennale di Biologia a Torino». Conseguita la prima laurea, poi «ho fatto la magistrale in Evoluzione del comportamento animale e dell’uomo, nella facoltà di Scienze naturali. Proprio in quegli anni ho conosciuto il team di paleontologia e ho iniziato a interessarmi a questo settore. Pensandoci, già da piccolo avevo il pallino per animali e dinosauri. Credo che questa passione mi sia sempre rimasta e quando ho scoperto che si poteva fare ricerca in questo ambito mi si è accesa come una lampadina».
Terminati gli studi in Piemonte (con una tesi di laurea dedicata a uno studio sui dinosauri dal collo lungo), quindi, «ho iniziato a cercare qualcosa di incentrato sulla paleontologia. Ho mandato vari curriculum e, nel frattempo, ho partecipato ad alcuni scavi in Portogallo e negli Stati Uniti. Poi, nel 2018 è arrivata l’occasione di fare un dottorato in Nuova Zelanda, dove il “supervisor” Daniel Thomas aveva avviato uno studio sui pinguini fossili».
Partire per andare così lontano «è stato un po’ strano – ammette Giovanardi -. Però ho visto un’opportunità che mi piaceva e mi sono buttato, anche se è stata difficile la scelta di “mollare” amici e famiglia. Però era un’occasione da non perdere, mi sarei sicuramente pentito se non fossi partito».
Nella foto in alto, Simone Giovanardi.
(federico donato)