Fallère, un Parco per valorizzare tutto il comprensorio
Fallère, un Parco per valorizzare tutto il comprensorio.
Il Parc Naturel, Historique et Culturel du Fallère coinvolgerebbe 7 comuni; progetto già presentato ad alcuni sindaci e al presidente Lavevaz.
Resti dell’epoca mesozoica, tracce di insediamenti romani, affioramenti minerari, castelli, insediamenti urbani collegati da importanti vie di comunicazione oltre a un ambiente naturale che dalla plaine della Dora Baltea si estende fino a Punta Chaligne, Punta Leysser, Colle Paletta, Monte Rosso, Mont Fallère e Becca France, con un’energia che ha attirato anche diverse comunità di sciamani che si riuniscono a Vetan dove hanno realizzato un Ovaa, altare sciamanico Tuvino a tre alberi.
È la vasta area che si vorrebbe valorizzare e promuovere attraverso l’istituzione del Parc Naturel, Historique et Culturel du Fallère. A lanciare l’idea Pamela Fini, advisor settore Luxury & Hospitality aostana, specializzata nel project management per la ristrutturazione e internazionalizzazione delle imprese, che da qualche tempo vive a Vetan.
Obiettivi
«Il comprensorio del Fallère è un territorio ricchissimo da diversi punti di vista – spiega Fini -, attraverso la creazione di un parco regionale si potrebbero sviluppare non solo attività turistiche, ma recuperare l’allevamento e l’agricoltura creando un’economia circolare fondata sulla ripresa di tali attività – ad oggi abbandonate o quasi – per creare un’offerta turistica di tipo montano “slow and green” e un resort diffuso nella fascia intermedia dai 1.200 ai 2.000 metri circa. Il tutto supportato dall’utilizzo di tecnologie 4.0 e nell’ottica di ripopolamento “rurbano” (rurale-urbano) nonché di conservazione attiva del territorio con interventi umani mirati alla preservazione dell’ambiente».
Diversi i flussi turistici che si potrebbero intercettare secondo l’ideatrice: dai più comuni enogastronomici e storico culturali, si passa al well-being (corsi di materie olistiche, congressi e seminari medico-scientifici), al turismo sociale di colonie per bambini o vacanze estive per anziani, al turismo sportivo con il Grand Tour du Fallère, trekking a cavallo, parapendio, downhill e scialpinismo fino al turismo rurale che si potrebbe sviluppare con esperienze in fattorie didattiche.
L’estensione
L’area del Parco coinvolgerebbe sette comuni (Avise, Saint-Nicolas, Saint-Pierre, Sarre, Saint-Rhémy-en-Bosses, Étroubles e Gignod) dovrebbe essere di tipo regionale, a partecipazione comunale, e vedrebbe la partecipazione della Fondazione du Fallère, da costituire appositamente per sviluppare strategie e attività ricettive, culturali, economiche sul territorio avvalendosi di finanziamenti provenienti da fondi europei.
Per questo, per cogliere l’opportunità di importanti finanziamenti a livello europeo con scadenze imminenti, l’ideatrice del progetto che ha già incontrato alcuni dei sindaci coinvolti, nonché il presidente della Regione, attende risposte dalla parte istituzionale.
«Tra i soggetti che possono richiedere l’istituzione di un parco regionale ci sono i sindaci dei territori coinvolti, l’assessorato all’ambiente o i privati, come sono io – dice Fini – è un progetto che parte dal basso, da cittadini privati, ma che ha un coinvolgimento molto ampio».
La Fondazione du Fallère
Alla Fondazione du Fallère potrebbe aderire anche il principe Serge di Jugoslavia e di Savoia, titolare di una società specializzata nello sviluppo di studi di fattibilità e business plan, al quale Pamela Fini ha sottoposto il progetto.
«La Valle d’Aosta ha un territorio meraviglioso – dice Serge di Jugoslavia, terzogenito di Maria Pia di Savoia e Alessandro Karageorgevic di Jugoslavia, nonché nipote dell’ultimo re d’Italia, Umberto II -. Ho dato la mia disponibilità a un progetto intelligente che può dare ulteriore appeal alla Valle».
Un legame, quello della famiglia Savoia con la Valle d’Aosta che si perde nella notte dei tempi. «Inizia con il fondatore della famiglia Savoia, Umberto I Biancamano, che nel 1032 concesse la prima forma di autonomia per la Valle d’Aosta con alcune franchigie che saranno poi ampliate in seguito – ricorda il principe Serge -. Il mio ruolo nella Fondazione sarebbe utile per attrarre personalità, società e finanziamenti. Con l’ufficio di Torino ci si potrebbe attivare per la promozione ma anche ottenere agevolazione per l’accesso al credito».
In conclusione, per l’ideatrice Pamela Fini «il Parc Naturel Historique et Culturel du Fallère potrebbe essere una grande opportunità per la creazione di nuovi posti di lavoro alla comunità e per una ricaduta economica importante sul territorio».
I commenti
Un progetto interessante ma che occorre approfondire ulteriormente. Questa, in sintesi, la posizione dei sindaci ai quali Pamela Fini ha sottoposto il progetto del Parc Naturel, Historique et Culturel du Fallère.
«Un’idea interessante per farci conoscere ulteriormente – dice Nadir Junod, sindaco di Avise -, un’opportunità per promuovere l’intera area – aggiunge Marlène Domaine, sindaca di Saint-Nicolas – ma un’ipotesi da approfondire, siamo in attesa di capire di più» concordano.
«Ci siamo confrontati in giunta e con alcuni sindaci – dice Massimo Pepellin, sindaco di Sarre -, i tempi delle amministrazioni pubbliche sono un po’ più lunghi di quelli di società private. Ci occorre tempo per metabolizzare. L’interesse c’è, è un progetto ambizioso che riguarda un territorio ampio, e un’azione di questo tipo richiede tempo e momenti di confronto politico coordinato con gli altri sindaci».
Anche per il presidente della Regione Erik Lavevaz, al quale il progetto è stato presentato un paio di mesi fa, «allo stato attuale non ci sono altri elementi, perché non è stata fatta una valutazione nel merito dell’idea».
(erika david)
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