Giornata della Memoria: Pont-Saint-Martin ricorda Zita Ghirotti e Eugenio Lizzi
Appuntamento in biblioteca domani, giovedì 27 novembre (ore 21) per conoscere il lavoro di ricerca delle studentesse ponsammartinesi Vanessa Lapaglia e Giada Treves.
Giornata della Memoria: Pont-Saint-Martin ricorda Zita Ghirotti e Eugenio Lizzi.
Sono storie dolorose.
Storie che raccontano privazioni, sofferenza, che gettano lo sguardo alla Guerra e ai campi di prigionia.
Sono le storie di Zita Ghirotti e di Eugenio Lizzi, due ragazzi di Pont-Saint-Martin che nel 1944 avevano circa vent’anni e che conobbero gli orrori della deportazione della prigionia nei lager.
Le ripercorreranno, nel loro lavoro di approfondimento, due studentesse di Pont-Saint-Martin, Vanessa Lapaglia e Giada Treves, della classe V del liceo economico sociale di Verrès durante la serata promossa dalla biblioteca comunale Monsignor Capra e dall’amministrazione comunale nell’ambito della Giornata della Memoria.
L’appuntamento è per domani, giovedì 27 gennaio, alle 21, a Villa Michetti.
La storia di Zita Ghirotti
Zita Ghirotti ha 21 anni quando il 27 agosto 1944 – quattro giorni dopo il bombardamento che ha devastato Pont-Saint-Martin e ucciso la madre – viene arrestata dalla Brigate Nere, incarcerata, deportata e internata a Ravensbruck, in Germania, come prigioniera politica.
Sopravvisse, tra inaudite privazioni e sofferenze.
Le studentesse ponsammartinesi hanno ricostruito la storia di Zita Ghirotti sulla base delle testimonianze e interviste rilasciate dai familiari e grazie al materiale custodito e reso disponibile dall’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea della Valle d’Aosta.
La storia di Eugenio Lizzi
Eugenio Lizzi ha 23 anni quando viene chiamato alle Armi e arruolato in Marina.
Nel 1943, quando l’Italia si ritira dalla Guerra, Eugenio si trova a Pola in Istria sulla corazzata Giulio Cesare.
Dopo alcuni giorni di confusione, il comandante ordina di consegnare le armi ai tedeschi e così, inizia la sua tragica odissea.
Il viaggio verso il campo di prigionia in Germania si svolge in condizioni disumane e i mesi di prigionia sono terribili, con turni di 13 ore ore al giorno di lavori forzati a 70 metri sottoterra, tra fame, freddo e maltrattamenti.
Rimpatriato nell’agosto del 1945 dagli americani che avevano liberato il suo campo, morì per una grave forma di tubercolosi.
Prima di morire, Eugenio Lizzi ha completato il diario che aveva iniziato a scrivere nell’aprile 1945.
Grazie agli eredi, una copia del diario di Eugenio Lizzi è conservata negli archivi della biblioteca, perchè sia possibile consultarlo e perchè la preziosa testimonianza non vada persa.
Il diario e il delicato lavoro di copia saranno presentati durante la serata.
L’ingresso è libero; green pass rafforzato e mascherina FFP2 obbligatori.
(c.t.)