Union valdôtaine: no all’elezione diretta del presidente del governo
Il Mouvement propone un premio di maggioranza, uno sbarramento, cinque preferenze e, forse, la riduzione dei contributi finanziari per il funzionamento dei Gruppi consiliari che si formano durante la legislatura
Union valdôtaine: no all’elezione diretta del presidente del governo. Lo scrive nero su bianco in un articolo del Peuple valdôtain.
Gestione egemonica
Scrive: «Il “presidenzialismo” che si sta diffondendo oggi forse rappresenta la speranza di chi mal sopporta la separazione dei poteri e le garanzie statutarie».Le difficoltà incontrate dal Consiglio regionale hanno lasciato il posto alla soluzione più semplicistica: se manca la stabilità, allora basta mettere al potere una sola persona, dandole ampia autonomia rispetto al potere legislativo. Il rischio – non trascurabile – è quello di andare verso una gestione egemonica del potere da parte del Presidente della Regione, conseguenza dell’eccessiva concentrazione dei poteri nella sua persona. Una concentrazione di poteri che, nella nostra realtà, a differenza di quanto avviene in altre regioni italiane, comprende anche quelli prefettizi».
Continua l’analisi: «Chi oggi propone la riforma elettorale in senso presidenziale come baluardo della democrazia e della stabilità deve anche prendersi la responsabilità di spiegare ai cittadini che il passaggio all’elezione diretta del Presidente significa cambiare profondamente l’ordinamento giuridico della nostra Regione. Si tratta di decidere che il Governo non è votato dal Consiglio Regionale ma che è una diretta emanazione del Presidente. Un Presidente che può nominare e revocare gli assessori a piacimento. L’unica possibilità per il Consiglio regionale di fare fronte a questa situazione sarebbe quella di votare una mozione di sfiducia che comporterebbe le dimissioni di tutti e elezioni anticipate».
Le proposte alternative
Il Mouvement propone alcune alternative: «Si tratta di stabilire criteri di bilanciamento dei poteri, in grado di limitare il super potere del Capo dell’esecutivo. Altro elemento preoccupante è la dimensione della nostra piccola Regione: non abbiamo milioni di elettori e un pugno di voti potrebbe consegnare la vittoria e i super poteri nelle mani di una sola persona. È vero che il Consiglio regionale ha avuto delle difficoltà negli ultimi anni. Ma queste difficoltà, che l’hanno talvolta portato all’impotenza, non vanno affrontate con ottusa fermezza, e se è indubbio che una riforma della legge elettorale può essere utile, è anche vero che questo Leviatano non è necessario. Basterebbero pochi accorgimenti, come un premio di maggioranza in proporzione variabile, uno sbarramento elettorale, cinque preferenze e, forse, la riduzione dei contributi finanziari per il funzionamento dei Gruppi consiliari che si formano durante la legislatura».
(d.c.)