Crisi demografica: 10 mila valdostani in meno nel 2036
Si tratta di una previsione; la tendenza potrebbe essere invertita con l'aumento delle nascite e l'immigrazione
Crisi demografica: 10 mila valdostani in meno nel 2036.
Si tratta di una previsione; la crisi demografica potrebbe essere invertita con l’aumento delle nascite e l’immigrazione.
Lo scenario non è rassicurante.
La popolazione attiva nel 2036 potrebbe calare a poco più di 62 mila persone, 10 mila in meno rispetto a oggi.
Non solo: in previsione, nel 2036, gli over 65, saranno circa 7 mila unità in più.
In tutto questo, una fecondità ridotta e lo scarso contributo degli arrivi stranieri contribuiscono a rendere preoccupante la crisi demografica.
Se n’è parlato oggi pomeriggio al salone Viglino di palazzo regionale, alla presentazione dello studio ‘Struttura e dinamica demografica della Valle d’Aosta’.
Lo studio è stato commissionato dalla Giunta ed è stato condotto dal professor Alessandro Rosina e dal suo staff (Giulia Rivellini, Silvia Osmetti, Marta Naj Ruscone e Angela Signorelli) del Laboratorio di Statistica applicata alla decisioni economico aziendali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il professor Alessandro Rosina, in videocollegamento ha parlato della crisi demografica «che riguarda tutta Europa».
Secondo il professor Rosina, «l’Italia ha anticipato il declino sin dal 2015, accentuando lo squilibrio demografico, con gli ultimi 10 anni peggiori di ogni previsione Istat».
Crisi demografica: la popolazione invecchia
Lo studio ha evidenziato il malessere demografico, con l’invecchiamento della popolazione e lo spopolamento delle zone montane.
«Ma anche il progressivo degiovanimento, ovvero la denatalità che riduce il numero dei giovani – ha spiegato il professor Rosina.
Ne consegue una contrazione della popolazione in età lavorativa e si rimarca anche un consistente calo della popolazione in età riproduttiva, la cosiddetta trappola demografica».
Il problema, nella nostra regione, è la fecondità ridotta, più che della media del Paese ma è anche il ridotto contributo delle nascite di stranieri.
Nel 2020, rispetto al 2011, si è avuto un calo significativo delle nascite peri al 63,5%, come dire che è mancata una nascita su 3 (in Italia la % è al 74%)
Crisi demografica: scenario al 2036
La proiezione per la popolazione anziana attiva, 20-64 anni mostra un calo di quasi 10 mila persone – passando da 72.760 a 62.193.
Aumenta, in previsione la popolazione degli over 65, passando dai 30.308 del 2020 a 37.095 del 2036.
Lo scenario di convergenza al 2036 mostra una ripresa delle nascite, nella fascia 0-2 nido e 3-5 anni, scuola dell’infanzia.
«Riportare la fecondità a 1,5 (figli per ogni donna) e l’immigrazione aiutare a gestire lo squilibrio demografico» – ha commentato il professor Rosina.
Varie simulazioni fanno vedere che frenare lo squilibrio potrebbe essere possibile, ma serve un’azione integrata tra politiche familiari, attrattività e qualità dei servizi».
Crisi demografica: sempre meno residenti, 123 mila circa
Il Capo dell’Osservatorio economico e sociale Dario Ceccarelli ha valutato positivamente «la lettura esterna del dottor Rosina e della sua équipe».
I primi dati provvisori di inizio 2022 dicono che per l’8º anno consecutivo la popolazione valdostana è in calo.
Siamo 123 mila 300, sotto i 124 mila residenti, come nel 2006 – ha precisato – con le nascite sui livelli dello scorso anno, circa 750 nuovi nati e un significativo aumento dei decessi dovuto al Covid.
Un timido saldo positivo si registra nel saldo migratorio.
Altri dati segnalati da Ceccarelli sono la contrazione della popolazione under 14 e la contrazione delle donne in età feconda.
Crisi demografica: le parole dell’assessore Bertschy
«La sfida è rendere questa regione maggiormente attrattiva, nonostante le difficoltà – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo Economico Luigi Bertschy -.
Il primo investimento è sul capitale umano – ha detto -.
Abbiamo meno di 800 nuovi nati, non arriveremo neppure al turn over per il sistema produttivo.
Dobbiamo quindi attirare lavoratori e soprattutto lavoratori competenti, investendo anche sui giovani che studiano e che si formano.
Altra questione riguarda le politiche sulla migrazione, che dovranno essere decise con un atteggiamento diverso rispetto al passato.
Altra sfida è quella che le politiche a sostegno della famiglia, delle persone e i servizi, non siano considerate nel bilancio esclusivamente spesa corrente, serve una diversa classificazione».
Crisi demografica: le parole dell’assessore Caveri
Il crollo delle nascita si riflette inevitabilmente sulla popolazione scolastica.
«Quest’anno chiuderemo la scuola dell’infanzia di Champorcher – ha detto l’assessore all’Istruzione Luciano Caveri -. c’è un solo bambino iscritto.
Devo dire che l’impatto del crollo delle nascite dal 2011 a oggi, comincia a farsi sentire.
Il campanello d’allarme che veniva dall’ambiente cattolico già anni fa sulle famiglie non era sbagliato – ha detto Caveri – servirebbe una sorta di campagna per le nascite di mussoliniana memoria.
Credo che si debba incidere sui servizi, sulle politiche per la famiglia, sulla fiscalità, ma credo anche bisogna fare un ragionamento sulla psicologia della coppia.
Interrogarsi sulla maternità tardiva e a un certo punto, avere il coraggio di ammettere che esiste una forma di egoismo sociale, riflettendo su noi stessi, al di là del calo delle nascite.
Anche il tema dei flussi migratori merita attenzione, anche alla luce ad esempio delle novità post pandemia, ad esempio intercettando chi lavora in smart working o lavorando sui cosiddetti smart villages.
Scuola e formazione sono due altre questioni aperte, ma anche la fuga di cervelli è un tasto dolente.
«Non possiamo essere così provinciali da pensare di poter incatenare i nostri giovani che scelgono, dopo gli studi, di lavorare altrove – ha detto – ma certo dovremo cercare gli strumenti per farli rientrare.
La riflessione tocca anche l’aspetto economico: «noi viviamo di finanza derivata – ha concluso l’assessore Caveri -. Il rischio è che il riparto fiscale venga alimentato dai pensionati invece che dal comparto produttivo».
Nella foto in alto, da sinistra, l’assessore all’Istruzione Luciano Caveri, il presidente della Regione Erik Lavevaz, l’assessore allo Sviluppo Economico Luigi Bertschy e il capo dell’osservatorio economico e sociale Dario Ceccarelli.
(cinzia timpano)